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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2011-3-8Il Foglio

2011-3-8

8/3/2011

La soluzione impero & mercato contro l’inflazione energetica ed alimentare

L’inflazione energetica ed alimentare non è contenibile in modo calibrato dalle politiche monetarie. Se alzo i tassi nell’Eurozona per ridurre, via raffreddamento della crescita, la domanda di energia, non necessariamente incido su quella cinese o indiana o sui problemi di scarsità. Se poi, come ha annunciato la Bce, alzo il costo del denaro prima che lo faccia la Riserva federale, induco una caduta del dollaro. I produttori di petrolio e gas, prezzati in dollari, tenderanno a bilanciare tale perdita aumentando i prezzi. E lo faranno in modo non proporzionale vanificando la speranza che elevando il cambio dell’euro si riduca l’inflazione importata via beni denominati in dollari. Come già successo nel 2005 – 08. In sintesi, la politica monetaria in una regione del pianeta è inefficace contro il rialzo globale dei prezzi energetici e del cibo. Diviene efficace solo alzando i tassi fino ad indurre una recessione e così tagliare in modo non calibrato la domanda, cioè provocando un disastro per evitare una catastrofe. Questo è il destino più probabile dell’Eurozona tra 3-4 anni se non vengono trovate altre soluzioni. Ne esistono?

Alcuni ritengono che basti frenare la speculazione finanziaria. Ma questa è rilevante solo sporadicamente e la sua regolazione sarebbe di poco effetto. La scarsità dei beni tiene in pressione costante i prezzi. Le soluzioni più efficaci, infatti, sono quelle che la riducono via aumento dell’offerta o mettono un tetto ai prezzi via impero. La quantità di cibo può essere espansa sia via nuove tecnologie sia, in Europa, togliendo i limiti alle produzioni. L’incremento di combustibili fossili è più difficile e quindi l’unica è prendere il controllo geopolitico dei paesi produttori per moderare i prezzi fino alla sostituzione tecnologica del ciclo del petrolio (circa 60 anni in occidente). Ambedue le soluzioni, se viste dall’Europa, sono molto impegnative: (a) politiche di dominio con rischio di guerra; (b) liberalizzazione dell’agricoltura, il settore più strutturato e delicato nella Ue, con rischi di dissenso diffuso. Quindi è comprensibile che gli eurogoverni tacciano le soluzioni qui dette perché ritenute infattibili. Il disastro recessivo per evitare la catastrofe inflazionistica è inevitabile, quindi? Non ancora. Un progetto congiunto di influenza globale  tra Berlino, Mosca e Washington, corredato da un accordo di libero scambio fra i tre, avrebbe la scala per rendere fattibili, anche dagli europei, le soluzioni di più impero e mercato. Per Roma tale scenario è di interesse vitale e dovrebbe approfondirlo almeno come ipotesi di think tank. Pialuisa?    

(c) 2011 Carlo Pelanda
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