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Carlo A. Pelanda
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2007-7-23

23/7/2007

Il potere va dall’Occidente all’Asia

Quando le quantità cambiano dobbiamo aspettarci anche mutamenti nelle qualità. Il Fondo monetario ha dichiarato che il mercato globale è in boom trainato dalla crescita stellare dell’economia cinese (12%) e asiatica in generale. Le mappe geoeconomiche mostrano una migrazione sostanziale della ricchezza dall’Europa ed America all’Asia. Poiché ricchezza e potenza vanno insieme è prevedibile uno spostamento del potere mondiale dall’Occidente all’Oriente, ricordando che il primo ha dominato con i suoi criteri il pianeta fin dal 1500. E’ in corso un mutamento epocale che ci pone un problema preciso: chi comanderà a casa nostra, noi o gli altri?

 La Germania, pochi giorni fa, ha istituito un controllo sugli investimenti fatti sul suo territorio da fondi finanziari posseduti o influenzati da governi stranieri. Cosa sta succedendo? La Cina ha cumulato un surplus commerciale, in forma di denaro liquido, di circa 800 miliardi di euro (metà dell’intero Pil italiano annuo). Ha deciso di dedicare 200 miliardi di euro circa ad investimenti globali. Con questa cifra, in realtà moltiplicabile per dieci attraverso formule finanziarie, Pechino può comprarsi banche ed aziende strategiche (per esempio, tecnologia) nell’area occidentale. La stessa cosa è fatta da tempo dai padroni del petrolio islamici. Ma per decenni, dopo la crisi del 1973, il sistema è rimasto in equilibrio: i profitti del petrolio tornavano nell’economia occidentale attraverso investimenti compatibili con le regole politiche e tecniche del nostro mercato. Da un lato, L’Occidente pagava una tassa politica sull’energia agli islamici, ma, dall’altro, questa veniva tornata in forma finanziaria all’Occidente stesso perché questo manteneva il dominio del mercato. Ora tale equilibrio è saltato. I capitali petroliferi o da surplus commerciale sono aumentati in modo enorme e l’Occidente è ormai troppo piccolo e politicamente debole per riuscire a regolare i flussi di ricchezza a suo favore. A questo mutamento di scenario si è aggiunta la massa di denaro disponibile per i governi cinese, russo ed islamici ed utilizzabile per fini strategici. La Germania, appunto, sta correndo ai ripari per controllare tale finanza politica affinché non produca condizionamenti esterni. Gli Stati Uniti anche. Ma alla fine il differenziale di potenza a favore dei poteri emergenti asiatici (nuovo Impero russo, Cina ed islamici) sarà tale da rendere probabile la loro conquista dell’Occidente attraverso acquisizioni di aziende tecnologiche e banche, influenza sulle Borse e ricatti energetici. Anche perché la società occidentale è di tipo aperto e democratico, quindi vulnerabile alle penetrazioni esterne. Mentre i poteri emergenti sono non-democratici e pertanto possono proiettare all’esterno i fattori potenza senza problemi interni. E rinunciare al profitto per ottenere un vantaggio strategico. In conclusione, non sappiamo ancora come perché lo scenario è nuovo, ma è certo che dovremo difenderci. 

(c) 2007 Carlo Pelanda
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