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Carlo A. Pelanda
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2020-1-3

3/1/2020

L’azzardo di Erdogan costringe l’Ue a sconfiggerlo

La Turchia a conduzione Erdogan ha deciso l’ingaggio militare massivo in Libia a sostegno del governo di al Serraj per evitarne la sconfitta da parte delle milizie di Haftar, combinato con la definizione di un’area economica marina turco-libica nel Mediterraneo orientale che fornisce ad Ankara uno strumento formale di dominio/interdizione delle risorse energetiche dell’area, intento anticipato mesi fa dall’invio di navi militari per impedire l’esplorazione di giacimenti vicino a Cipro da parte di aziende italiane ed europee. Ora l’Italia e l’Ue devono trovare una risposta.

L’interesse economico italiano primario è tutelare la presenza e viabilità delle operazioni dell’Eni in Libia e, soprattutto, evitare che nell’area dominata dal governo di al Serraj e tribù alleate – parte della Tripolitania – la concessione all’Eni venga sostituita con una ad aziende turche. L’interesse politico è che il presidio costiero non vada in mani ostili che potrebbero usare i flussi migratori come arma di ricatto. L’interesse combinato italiano e francese è che la Turchia rientri nei suoi confini, rinunciando alla sua ambizione neo-ottomana. Haftar è sostenuto da Arabia, Emirati ed Egitto, considerando che America ed Israele sono alleati di questi e che la Russia si è infilata via Egitto e che la Francia vi è da sempre. Al Serraj è sostenuto da Turchia e Qatar entro la guerra intra-sunnita tra filo-sauditi e Fratellanza musulmana. L’Italia ha sbagliato alleanza collocandosi nella seconda. Il cambiarla ora la esporrebbe a gravi danni qualora il conflitto finisse con la divisione tra Cirenaica all’Egitto e Tripolitania alla Turchia. Ma il restarvi emarginata dalla Turchia sarebbe un rischio forse peggiore. Roma è indecisa. Lo è anche Parigi perché meno rilevante nella sua alleanza. Inoltre la Francia non riuscirà a tenere il presidio dell’Africa francofona dopo l’annunciato ritiro dell’America dall’area. Ambedue si sono riavvicinate perché deboli, ma hanno preso una posizione Ue neutralista   senza effetti e che non potrà contrastare la Turchia. La situazione è in stallo. Per sbloccarla bisognerebbe aiutare una parte a vincere ed usare la mossa turca a favore degli interessi italiani: convergenza tra Francia e Italia estesa anche a collaborazioni per il presidio congiunto sia del Mediterraneo sia dell’Africa, alleanza con l’Egitto dandogli influenza sulla Libia in cambio di garanzie per gli affari e per il controllo dei migranti. Ciò renderà nullo anche il trattato della zona economica marina turco-libica. Non facile, certo, ma scelta più produttiva di altre per Roma e l’Ue.  

(c) 2020 Carlo Pelanda
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