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Carlo A. Pelanda
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2020-3-6

6/3/2020

La priorità di un megafondo di garanzia del credito alle imprese

Probabilmente il governo la sta studiando, ma al momento non si ha notizia che sia pronta la misura principale in grado di attutire l’impatto economico di un’emergenza che sta bloccando i flussi commerciali: un fondo di garanzia statale del credito per le imprese in gap contingente di liquidità. Se fosse pronto entro marzo, il numero di “morti economici” potrebbe restare sotto la soglia di destabilizzazione sistemica.

I dati correnti mostrano un rischio crescente di “catena di insolvenze”. Migliaia di aziende che lavorano molto con circolante e poco o niente con riserve proprie non incassa, non paga i fornitori, non copre gli anticipi fatture e/o i crediti fininport e ciò mette in stress la banca prestatrice: alla fine della catena, in uno scenario di caso peggiore, c’è la crisi bancaria oltre che un aumento del carico per la spesa assistenziale dello Stato per l’incremento dei disoccupati in situazione di minore gettito fiscale proiettivo. Ciò che veramente serve per evitare il peggio, più dei rinvii delle tasse e altri cuscinetti, è il poter far accedere le aziende ad una “liquidità tampone” per un dato periodo. Ma la maggior parte delle imprese sotto stress, in tale situazione, non può avere merito di credito. Inoltre, i soldi servono subito, cosa che un eventuale fondo statale di intervento diretto non riuscirebbe a fare in tempo utile sia per una serie di vincoli burocratici sia per la difficoltà di valutare le singole situazioni. Pertanto le banche che possiedono già i dossier valutativi delle aziende clienti sono lo strumento più rapido per la distribuzione di tale “liquidità tampone”. Ma per poterlo fare nel rispetto delle norme bancarie, hanno bisogno di una garanzia al 100% da parte dello Stato. Pertanto è necessario un fondo statale di garanzia per il credito d’emergenza. Di quanto? Un primo calcolo, basato su uno scenario di rimbalzo economico non prima di sei mesi – caso intermedio tra migliore e peggiore – suggerisce una capacità “fino a 20 miliardi”, modulabile in base ai dati di nowcasting, ma di cui 8 o 9 devono essere resi disponibili subito. Le cifre garantite erogate alle imprese non possono essere a perdere, ma inserite in un conto dedicato e classificate come mutuo ventennale, o più o meno, cioè posta a credito nel bilancio dello Stato con rischio di perdita attorno al 20%. In sintesi, con un rischio di 4 miliardi se ne può evitare uno tra i 60 e gli 80 o più. Chi scrive prega i colleghi ricercatori, per il macro, e le banche, per il micro, di valutare ed integrare l’ipotesi per poi aiutare il governo ad applicarla.

(c) 2020 Carlo Pelanda
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