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Carlo A. Pelanda
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La%20Verit%C3%A0

2019-8-25

25/8/2019

La scelta filocinese di Grillo merita risposta

Con la pubblicazione sul suo sito di un articolo scritto da un ricercatore italiano affiliato a un think tank cinese, segnalato ieri da La Verità, Beppe Grillo sembra sostenere una posizione a favore di Pechino e della sua narrativa finalizzata a mostrarsi come vittima innocente dell’aggressività statunitense nonché nazione benigna. Il fondatore e tuttora ispiratore del partito di maggioranza relativa nel Parlamento dovrebbe cortesemente chiarire l’indirizzo che intende dare al M5S: con le democrazie o con le dittature?

Nel mondo c’è una guerra tra America e Cina per la supremazia globale. Ma ciò sta creando due fronti definibili come area del capitalismo democratico contro quello autoritario. Ambedue le potenze cercano di togliere spazio all’altra con strategie condizionanti. La Cina compra e corrompe per insediare la propria influenza nel maggior numero di nazioni del pianeta. L’America, dal 2001 al 2013, le ha lasciato spazio per la priorità del contrasto globale al terrorismo islamista e poi per la necessaria convergenza G20 con la Cina per contenere la crisi del 2008. Inoltre non è riuscita a contrastare lo spionaggio e i furti di know how industriale che hanno permesso a Pechino di fare un salto di almeno 25 anni tecnologia in poco tempo. Sul piano militare e delle tecnologie più critiche l’America ha ancora un vantaggio e ciò limita l’aggressività di Pechino. Ma tale vantaggio sta scemando e l’Amministrazione Trump ha attivato una strategia d’emergenza per ripristinarlo anche soffocando i potenziali cinesi. Dall’estate del 2016, infatti, l’evidenza della Cina come Stato ostile e sleale è stata riportata in decine di rapporti aperti e riservati molto dettagliati, generando nella politica statunitense, a sinistra e a destra, una nemicizzazione totale della Cina stessa: l’America si sente colpita da una seconda Pearl Harbour e sta reagendo di conseguenza. Per questo la guerra sarà duratura, anche in caso di non rielezione di Trump, pur con tregue, e terminerà solo con la vittoria dell’uno o dell’altro. Pur ancora non chiare tali condizioni di vittoria, è invece chiaro che la neutralità in tale conflitto è impossibile. La Russia se ne è accorta e non vuole trovarsi contro l’America come ascaro della Cina, pur essendo una semi-democrazia e avendo relazioni conflittuali con gli Stati Uniti, e sta segnalando un desiderio di convergenza. Al quale Donald Trump ha risposto proponendo un reingaggio nel G7+1. Anche Emmanuel Macron ha fatto lo stesso invito, ma per un’idea di convergenza “eurasiatica” Ue-Russia con fuori l’America. Infatti Parigi persegue una posizione dell’Ue come terza forza neutrale, su cui Berlino concorda, ma con un orientamento più favorevole all’America perché ne teme i dazi. Finora gli europei non hanno capito che la neutralità geopolitica sarà impossibile. Ma stanno cominciando a capirlo – la colazione a sorpresa ieri a Biarritz fra Trump e Macron con intenti di ridurre le divergenze è un segnale -   anche perché la Cina persegue con forza ricattatoria-incentivante crescente il distacco dell’Ue dall’America coltivando e finanziando partiti filocinesi nelle diverse nazioni.                    

 Quello italiano si muove in modi segreti, pazienti e raffinati, con forti risorse stanziate da Pechino   per la conquista “dolce” dell’Italia e con uno scambio tra Pechino e Vaticano che ha generato un accordo sino-italiano la cui natura politica ha compromesso, nonostante le rassicurazioni pro-atlantiche, la relazione privilegiata con gli Stati uniti.  Se a questa situazione si aggiunge un M5S che persegue apertamente una visione filocinese, e si combina con quella del PD, c’è il rischio di rompere l’alleanza con gli Stati Uniti, già scossa dal governo di Giuseppe Conte che ha tenuto l’Italia con i piedi in cinque scarpe, cioè americana, cinese, russa, francese e vaticana con conseguenze devastanti per l’interesse nazionale perché l’ambiguità rovina le relazioni con tutti.  La Lega ha corretto la sua confusa collocazione in politica estera passando da una posizione anti-euro ad una eurocritica, ma eurocompatibile, e da una postura troppo filorussa ad una di convergenza forte con gli Stati Uniti, collocandosi chiaramente nel mondo delle democrazie. Il movimento M5S, invece, non lo ha fatto, Grillo sembra sposare analisi finanziate da Pechino, e sta discutendo un governo con il PD che è la formazione politica più penetrata da interessi cinesi. Avrei la tentazione di finire l’articolo invocando una mobilitazione d’eccezione contro il rischio di un governo italiano pro-cinese. Ma preferisco, per evitare la sollecitazione ad importare guerre esterne nella nazione, invocare semplicemente una maggiore attenzione sulla natura nazista del regime cinese e sulla sua reale strategia di dominio interno ed esterno. Se tale verità fosse più chiara ai lettori ed elettori, il problema della penetrazione cinese non esisterebbe. Quindi si mostrino i dati sui campi di sterminio cinesi (Laogai), sul controllo elettronico totale delle persone, sul furto di tecnologia in centinaia di aziende italiane e migliaia nel mondo, sui massacri e schiavismi perpetrati in Africa in collaborazione con i dittatori locali, in generale sulla vera natura di questo regime del male, abilissimo a nasconderla. Chi avesse dubbi osservi i milioni di combattenti per la libertà a Hong Kong che rischiano la vita piuttosto che arrendersi al regime cinese. Grillo metterà questi dati nel suo blog?

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