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Carlo A. Pelanda
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Libero

2014-9-14

14/9/2014

Avviso di garanzia agli eurogoverni per reato di crisi

La crisi dell’Eurozona, dal 2011 in poi, è tutta dovuta alla mancanza di reattività ed errori da parte dei singoli governi delle nazioni principali e delle politiche comunitarie. I governi e le istituzioni europee si sono comportati come quelli statunitensi nel 1929: invece di reagire ad uno shock finanziario dando liquidità e stimolazioni al sistema hanno aumentato, o non ridotto, le tasse, chiuso invece di aprire la spesa pubblica e attuato una politica monetaria restrittiva. In America tale errore causò una depressione prolungata, la ripetizione dell’errore nell’Eurozona rischia di causare il medesimo effetto. Ma è veramente tutta colpa della poca reattività dei governi e della Bce? Nazioni comparabili a quelle europee, quali America e Regno Unito colpite duramente dalla crisi finanziaria del 2008 ed il Giappone, colpito anch’esso ed in più già in crisi di deflazione dal 1992, dopo il 2011/12 ne sono uscite muovendo con rapidità tutto quello che potevano sul piano della stimolazione economica mentre gli europei sono rimasti fermi. Pare evidente che la crisi europea sia dovuta alla gestione e non a situazioni avverse ingestibili. Ciò giustifica l’imputazione. In un eventuale processo consiglierei sia l’archiviazione della posizione di Mario Draghi sia un riconoscimento alla persona per aver trovato i modi di attuare una politica monetaria il più possibile adeguata nonostante uno statuto inabilitante della Bce e l’opposizione continua della Bundesbank e del governo tedesco. Resterebbe da valutare il fatto, rilevato da molti analisti fin dalla primavera del 2013, che la Bce abbia tardato per più di un anno l’attivazione di misure monetarie sufficientemente espansive, solo ora in avvio. Ma bisogna considerare che Draghi è stato imputato sul serio di violazione del mandato Bce davanti alla corte costituzionale tedesca e che, per evitare un conflitto tra istituzioni europee e Germania, ha dovuto assecondare il “criterio tedesco” (meglio più disoccupati che non un pelo di inflazione in più) fino alle elezioni europee. Lo assolverei anche se il ritardo ha causato ulteriori morti economici perché l’emergere di un forte partito tedesco nazionalista ed anti-euro ne avrebbe fatti di più. I membri della Commissione europea non sono imputabili perché applicano i trattati. L’imputabilità, infatti, va concentrata, a livello gestionale, sui governi nazionali in un contesto di architettura europea incompleta e bloccante. Ha senso un linguaggio di imputazione? Lo ha per tentare di smuovere governi incredibilmente inerti. Ma cosa possono fare? A livello europeo, cioè di convergenza intergovernativa, molto ed anche compatibile con il consenso nelle singole nazioni: (a) aggiungere nello statuto della Bce, senza cambiare i trattati, il permesso di operare temporaneamente senza limiti come prestatore e garante di ultima istanza in caso di emergenza, questa definita con precisione e con una data di inizio e di fine; (b) aggiungere, anche qui senza cambiare i trattati, alle funzioni della Commissione europea quella di accompagnamento e garanzia (bollino blu) per le nazioni che decidono di detassare via deficit temporaneo, per non tagliare troppo repentinamente spesa pubblica, cosa che avrebbe un impatto deflazionistico grave e destabilizzante prima che diventi concreto il beneficio dell’azione stimolativa. Cosa stanno facendo? Ieri, nell’Ecofin a Milano, hanno balbettato qualcosa su più investimenti coordinati europei, l’Italia ha fatto un annuncio detassante, ma temo sarà robetta. Quanto qui proposto, invece, sarebbe roba seria. L’elettorato tedesco lo accetterebbe? Se gli si spiegasse che le funzioni Bce d’emergenza e quelle di garanzia ed accompagnamento con controlli della Commissione per detassazioni nazionali non costerebbero soldi penso di sì per il semplice fatto che sarebbe dimostrabile. Ma la vera difficoltà è quella di far modificare a Merkel il suo stile di leadership che segue un consenso influenzato da patturnie gotiche invece di indirizzarlo spiegando ai tedeschi la realtà e dando loro una visione come fece Kohl. Per questo, cioè per dissuasione, serve avviare linguaggi imputativi. Il punto: la possibilità di detassare in deficit sotto l’ombrello europeo poi renderebbe possibile a livello di singole nazioni l’emergere di maggioranze con tale obiettivo, cosa oggi ostacolata dalla sensazione che sia impossibile muovere qualcosa. Si può, invece, muovere molto, ma bisogna chiederlo con più durezza mostrando ai politici la ghigliottina se non lo faranno. Spiace raccomandare un atteggiamento aggressivo, ma è giustificato per i politici di Francia, Germania ed Italia, che influenzano i 2/3 del Pil europeo, perché la responsabilità della crisi è solo della loro inadeguatezza riformatrice sui piani nazionali e su quello delle euro-istituzioni.

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