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Carlo A. Pelanda
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Libero

2012-9-18

18/9/2012

Possibilità e priorità di misure antirecessive immediate

I partiti sono concentrati sulla futura campagna elettorale. Ma vorrei loro ricordare che ci sono ancora circa 7 mesi prima del termine della legislatura, che l’economia italiana è in una tendenza recessiva spaventosa (la caduta del Pil sta andando verso il 3%) e che per attutirla sono necessarie decisioni immediate. Aggiungo, in base ad uno studio di scenario del mio gruppo di ricerca, che, senza cambiamenti di modello o almeno azioni di tamponamento della crisi nei settori più agonizzanti, le prospettive future sono molto preoccupanti: la recessione durerà anche nel 2013, nel caso migliore il calo ulteriore del Pil sarà dello 0,8% del Pil e il punto di inversione non verrà prima dell’autunno. Senza cambiamenti di modello, poi la ripresa dal 2014 sarà di fatto una stagnazione non in grado di riassorbire il milione di disoccupati che si sta formando ora né di rilanciare i settori più colpiti. Per semplificare, ciò significa che il destino per l’italiano medio è quello di non poter migliorare le condizioni attuali e, soprattutto, che i figli troveranno meno opportunità dei padri. Si possono prendere ora decisioni che permetteranno di evitare ed invertire questo scenario? Certamente. In teoria, la mossa risolutiva che ci rimetterebbe in crescita forte è quella di un taglio di 100 miliardi di spesa e tasse, con un programma triennale blindato e credibile. L’industria italiana (con tasse verso il 20% complessivo) volerebbe ed i consumi (con carichi fiscali ridotti su dipendenti ed indipendenti) pure, il primo biennio di ripresa trainato da investimenti massivi (e quindi elevato riassorbimento di disoccupazione) stimolati dal nuovo modello fiscale. In tale scenario la crescita dal 2014 al 2020 sarebbe di più del 3% del Pil all’anno, ipotizzando una certa stabilità nel mercato globale. In pratica, il governo Monti non vorrà né potrà farlo perché appoggiato su una maggioranza che include la sinistra, certamente non disposta ad un tale taglio di spesa. Ma può fare azioni specifiche importanti per attutire la recessione: (a) contratti speciali di lavoro per i giovani fino ai 35 anni in deroga alla legge, cioè liberalizzati, per dire, a livello di stretta di mano, e di durata non superiore ai 5 anni dopo i quali dovranno essere riportati a norma o rescissi; (b) abolizione delle tasse sul lusso che deprimono i settori automobilistico, nautico e turistico connesso; (c) condono fiscale tombale ed oneroso, fino al 2010, per portare 80 miliardi subito nelle casse statali, e con questi ripagare sia i più di 60 dovuti alle imprese fornitrici sia finanziare lavori pubblici per salvare l’agonizzante settore delle costruzioni. Per inciso, Befera stima di recuperare 10-13 miliardi all’anno nei prossimi 5 anni con costi enormi di apparato e tensioni sociali dovute alle modalità repressive, opzione meno efficiente del condono oneroso. Si concede alla Svizzera di redimere con una tassa l’evasione passata e non si da la stessa opportunità agli italiani? Ridicolo. Queste e altre simili misure selettive ridurrebbero la disoccupazione di almeno 150-200mila unità in poco tempo e, stimando un miglioramento del credito grazie all’effetto garanzia da parte della Bce, permetterebbero di attutire la recessione, anticipando il suo punto di inversione alla primavera del 2013. Irrealistico sperarlo? Al Senato c’è una maggioranza non di sinistra, quindi in teoria incline alla liberalizzazione d’emergenza dei contratti di lavoro e ad una soluzione non repressiva del contenzioso fiscale, in attesa di un nuovo modello dopo le elezioni. Quanti deputati mancano alla Camera per rifare una maggioranza non di sinistra su singole misure? Secondo me pochi. Quindi non è irrealistico sperare in una maggioranza non di sinistra per misure d’emergenza antirecessive che condizioni il governo Monti nei prossimi mesi. Tentate, la gente per strada aspetta.

(c) 2012 Carlo Pelanda
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