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Carlo Pelanda: 2012-3-13Libero

2012-3-13

13/3/2012

Sfruttare meglio il patrimonio invece di alzare le tasse
(Versione corretta)

Se non riusciremo ad abbattere una parte del debito pubblico entro un triennio, allora il peso della spesa per interessi (tra i 70 ed i 90 miliardi annui) e la necessità di mantenere alta la tassazione per coprirla soffocherà ogni tentativo di aumentare la crescita. Il governo, invece, ritiene che saturando il potenziale di gettito della nazione, cioè far pagare a tutti le tasse, e limando la spesa pubblica, si riuscirà a sostenere la baracca senza compromettere la crescita. E per questo non mette in priorità un'operazione patrimonio contro debito. Chi scrive, invece, ritiene che il governo sottovaluti l'effetto depressivo del drenaggio fiscale. Da un lato è vero, usando la teoria contabile, che aumentando di 3 o 4 punti di Pil il gettito e bloccando l'aumento del debito azzerando il deficit si potrebbe arrivare all'equilibrio di sistema. Dall'altro, usando la teoria economica, l'impatto del drenaggio ha un'elevata probabilità di avviare una spirale depressiva irreversibile. Questa sembra la differenza di analisi tra la visione contabile del governo e quella dell'analisi economica realistica, la prima pericolosa e da correggere subito. Alternative? L'unica efficace nel breve-medio termine per invertire la tendenza depressiva è quella di usare il patrimonio pubblico per abbattere il debito allo scopo di ridurre la spesa per interessi e grazie a questo le tasse, spostando così più capitale dallo Stato al mercato per rivitalizzarlo. Come? Per prima cosa lo Stato dovrebbe creare il "Fondo italiano di bilanciamento" (Fib) con le missioni di censimento, valorizzazione, finanziarizzazione e vendita del patrimonio. Solo questa azione cambierebbe la musica perché la gestione del patrimonio passerebbe dalla burocrazia a personale specializzato. Mentre il debito è certo, il valore del patrimonio è vago perché la politica e le burocrazie dedicate mai hanno voluto censirlo con il metodo di assegnare ad ogni bene un valore finanziario periziato (Nav) presupposto per valorizzazioni e finanziarizzazioni. Dopo il censimento il Fib potrà fare una gran varietà di operazioni: dare in gestione ad operatori di mercato i beni pubblici per aumentarne la redditività; emettere obbligazioni fuori dal perimetro del bilancio pubblico con cui ripagare titoli di debito statale giunti a maturazione, evitando così il loro rifinanziamento e cancellando in tal modo la cifra equivalente di debito; vendere i beni con calma, nei momenti migliori di mercato; ecc. Poniamo che il patrimonio disponibile delle amministrazioni statali e locali (immobili, partecipazioni e concessioni) sia di 800 miliardi. Se il Fib lo facesse rendere il 5%, non impossibile, ogni anno vi sarebbe un entrata, nazionale e locale, di 40 miliardi mentre ora il rendimento è minimo. Se poi il Fib emettesse obbligazioni con cedola del 4% più un premio di rivalutazione del Nav, per un valore che è metà di quello totale in modo da sovra garantirle ed ottenere la tripla A, si potrebbero incassare almeno 400 miliardi, abbattendo il debito di altrettanto e portandolo a 1,6 trilioni di euro, vicino al 100% del Pil dal 120% di oggi. Tale azione farebbe risparmiare dai 20 ai 30 miliardi annui di spesa per interessi, calcolando anche il calo del costo di rifinanziamento per la maggior affidabilità del debito, corroborata dal pareggio di bilancio. Qui ho sintetizzato un'operazione ovviamente più complessa, solo per dare l'idea, ma può il governo non esplorare un migliore sfruttamento del patrimonio che eviterebbe l'aumento delle tasse? E non lo esplora perchè ha una visione contabile e non economica o per un fattore tecnico di infattibilità oppure per opposizione di politici e burocrati che traggono vantaggi dall'opacità del patrimonio? Il Parlamento dovrebbe approfondire. Chi scrive  a disposizione se serve dettagliare la soluzione qui abbozzata di fronte alle Commissioni competenti.

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