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Carlo Pelanda: 2012-2-21Libero

2012-2-21

21/2/2012

Iran: più probabile un equilibrio del terrore che la guerra

La questione iraniana-mediorientale si sta scaldando facendo temere un rialzo duraturo del prezzo del petrolio, con impatto devastante sull'Italia. Quanto è probabile? Ipotesi di scenario.
A) Israele attacca i siti nucleari iraniani e Tehran reagisce bloccando lo stretto di Hormuz oltre ad ordinare ai suoi alleati Hezbollah e Hamas di attaccare Israele con sciami di piccoli missili convenzionali. Gli Stati Uniti intervengono per sbloccare lo stretto e metterlo in sicurezza annichilendo le capacità antinave degli iraniani. Ma l'attacco genera una mobilitazione anche nell'Islam sunnita che, pur in guerra "civile" con quello sciita a conduzione iraniana, si sentirebbe chiamato alla mobilitazione contro Israele e l'America. Ciò impedirebbe all'Arabia saudita di sostenere pienamente il presidio americano delle rotte. Israele dovrebbe intervenire pesantemente sia a Gaza sia in Libano per far cessare i lanci. Si innescherebbe un'escalation che porterebbe il conflitto fuori controllo. In questa ipotesi vi sarebbe non solo un balzo abnorme del prezzo del petrolio, ma anche una crisi economica globale duratura.
B) Israele attacca in modi molto selettivi i siti nucleari iraniani, ma con il consenso riservato dei sauditi interessati ad impedire che l'Iran diventi potenza atomica e con il loro impegno a contenere una reazione anti-israeliana nell'area araba-sunnita. Ma ciò rafforzerebbe il regime iraniano e darebbe a Tehran l'occasione di scatenare un jihad non solo contro Israele, ma contro i sauditi stessi, invocando la rimozione dei Saud come sceriffi della Mecca. Anche in questo caso la crisi andrebbe fuori controllo, per altre vie.
C) Tutti gli attori, analizzando gli scenari possibili, concludono che non c'è convenienza per alcuno ad aprire la crisi. Per questo si mettono in una posizione che generi un "equilibrio del terrore" dove ciascuno difende la credibilità della sua capacità di produrre danni all'altro, ma tratta sottobanco per evitare la crisi e per trovare un punto di equilibrio basato sulla reciproca dissuasione.
Non si possono escludere le ipotesi A) e B) e simili, ma queste sono al momento solo teoriche perchè i dati di realtà mostrano che è in via di attuazione l'ipotesi C). Le sanzioni economiche stanno facendo molto male al regime iraniano in quanto peggiorano una situazione economica già da tempo compromessa (inflazione stellare e scarsità di tutto che fomenta la rivolta popolare contro il regime, per altro sempre più diviso tra fazioni). Alcuni a Tehran hanno la tentazione di accelerare il test nucleare per indurre un consenso nazionalista, ma altri più realisti preferirebbero posporlo in cambio di un rilassamento delle sanzioni. Tale situazione genera una strategia pubblica aggressiva, ma riservatamente disponibile alla trattativa. Per esempio, Tehran ha sospeso le forniture a Francia e Regno Unito - ricordo che la Ue ha vietato le importazioni di petrolio iraniano dal prossimo giugno - ma non ad altri che ne comprano ben di più, tra cui l'Italia, segno della volontà di indurli a mantenere i contratti, allo stesso tempo salvando l'orgoglio. L'invio di due navi in Siria è una mossa spavalda che copre negoziati riservati per evitare attacchi. Israele sta facendo filtrare scenari bellici proprio per spaventare gli iraniani, nonchè gli americani, facendo finta di litigare sul tipo di attacco: aerei, commandos o ferrarelle. Depistaggio da manuale: se Israele attaccherà lo farà in modi che saranno una sorpresa assoluta. Ma eviterà di farlo fino all'ultimo. L'America presidia il caso, ma con una postura più negoziale che aggressiva. La Cina sta calmierando, la Russia no, ma più a parole, nei fatti attenta a non destabilizzare troppo. In sintesi si va verso l'equilibrio del terrore, pur non potendo escludere colpi di matto. In tale scenario, ora, più probabile il prezzo del petrolio potrà avere oscillazioni di picco contingenti e brevi, ma non ci sono motivi per scontare il caso peggiore.

(c) 2012 Carlo Pelanda
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