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Carlo Pelanda: 1998-4-15il Giornale

1998-4-15

15/4/1998

E' un dipiffero

Ottimismo? Sprizza dal Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) presentato dal governo. Purtroppo basta un'occhiata tecnica per vedere che é pieno di profezie sballate nonché di assunti perfino ridicoli. Cominciamo da questi.

La "manovra" per il 1998 sarà di 13.500 miliardi. Di questi, 4mila saranno ricavati da più entrate fiscali ed il resto da tagli alla spesa. Perlina: si assume che 3.500 miliardi di entrate saranno dati dalla "lotta all'evasione fiscale". Non é credibile. Poniamo che i finanzieri becchino tanti evasori per la cifra detta. Chi ci assicura che i secondi abbiano disponibile la cifra evasa? Chi assicura che questi non facciano ricorso e che ciò non implichi anni e anni prima della restituzione? Nessuno. Potrebbe essere un condono. Ma perché chiamarlo, allora, "lotta"? Vi sembra una seria base realistica di previsione? Fermi. Una perlina più bella é nelle promesse di Visco. Vuole togliere i balzelli medievali, tipo la tassa sui passaporti di 60mila lire. Trattenete il respiro per l'emozione gioiosa? Calma, la cosa si farà solo quando si capirà come sostituire, con un'altra tassa, il gettito perduto a causa dell'eliminazione di questa. All'anima della riduzione delle tasse. Capito l'andazzo?

Ma siamo seri. Il documento prevede investimenti pubblici per ben 26mila miliardi in tre anni (5.500 nel 1999, 9.500 nel 2000, 11.000 nel 2001). Inoltre esprime l'impegno al rimborso del 60% dell'eurotassa (cioé 2.880 miliardi) nell'arco di due o tre anni. E fanno 29mila miliardi. Nello stesso periodo si prevede una sostanziale riduzione del debito, sotto il 120% del Pil. E il deficit annuo di bilancio verrà portato all'1%. E ci si impegna a non aumentare le tasse (a parte un aumento dello 0,3% del carico fiscale nel solo 1999). Beh, sono in effetti cifre di vero risanamento con qualche avanzo significativo di denaro per fare ponti, strade e cose del genere. Ma facciamo i conti bene. Cosa regge tutto questo ben di Dio? La previsione che la crescita economica reale dell'Italia sarà del 2,8% nel 1999, del 3% nel 2000 e del 2,9 nel 2001. Con una tale crescita, in effetti, i numeri battono. Ma é credibile? No. Certamente le economie europee stanno rimbalzando dopo anni di stagnazione e recessione. Ma nel 1997 l'Italia é cresciuta dell'1,5%, considerando che la rottamazione - cioé una misura artificiale di breve periodo - vi ha contribuito per quasi la metà. Quindi il paese é cresciuto dello 0,8%, in realtà. E voi pensate che farà un balzo al 3% il prossimo anno? Io me lo auguro. Ma se non si rimuovono i motivi strutturali che inibiscono la crescita (rigidità e alte tasse) dubito fortemente. Un 2% può capitare con altre rottamazioni e un trend sospinto della crescita mondiale. Ma quest'ultima, per il 1998, calerà di circa l'1% a causa della crisi asiatica e del rallentamento dell'economia americana. In sintesi, mi sembra troppo ottimistico. E mi viene il sospetto che le previsioni del Pil, quelle che reggono tutto il resto, siano state fatte dopo aver deciso le altre cifre. Ma la chicca che lascia sconcertato il povero ricercatore é che il Dpef non tiene in conto dell'eventuale rialzo dei tassi dell'euro. Se ciò avvienisse salterebbero tutte le belle cose dette sopra perché aumenterebbe il costo del debito, peggiorerebbe il rapporto deficit/Pil, più altre cosine che non aiuterebbero la crescita. Aver lasciato fuori questa eventualità - che invece non viene esclusa da chi governerà l'euromoneta - é la prova più chiara della poca serietà del documento.

Ma il chiccone lo si trova nella previsione di ridurre la disoccupazione di quasi due punti percentuali. Come? O inseriscono flessibilità nel sistema o usano parte di quei 26mila miliardi di risorse dello sviluppo dette sopra per finanziare lavori assistiti. Nel primo caso non credo che Bertinotti e sindacati saranno felici. Nel secondo vuol dire che i soldi non saranno usati per sviluppo vero e proprio, ma solo per assistenzialismo, che sviluppo non é. E la promessa di Mussi (DS) di creare 700mila posti di lavoro in poco tempo lascia intendere proprio questa opzione. Ovviamente il documento non calcola l'effetto depressivo delle 35 ore sulla crescita economica. E non tiene conto della valutazione del Fondo monetario che prevede più disoccupazione proprio per questo motivo.

Pessimismo? Assolutamente no. Ma l'ottimismo lo dobbiamo trovare con fiducia nelle capacità nostre, di questo grande Paese che é l'Italia, nelle sorprese che darà il suo popolo produttivo, non certo nelle balle che racconta e scrive questo governo dipifferaio.

(c) 1998 Carlo Pelanda
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