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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 1999-1-29Il Foglio

1999-1-29

29/1/1999

Più che fermare Milosevic la Nato vuole evitare l'indipendenza del Kosovo

La novità é che l'UCK - Esercito di liberazione del Kosovo- potrebbe vincere sul piano militare. Sorprendentemente, in pochi mesi, si é dotato di armamenti adeguati e di una crescente capacità operativa. Da qualche settimana ha cominciato in modo più marcato la tipica strategia di qualsiasi movimento rivoluzionario: radicalizzare lo scontro per costringere il nemico (serbo) ad azioni repressive contro la popolazione e quindi ottenere che questa, cacciata di casa e massacrata, dia sempre più consenso e partecipazione all'opzione estrema. Infatti gli indipendentisti radicali dell'UCK stanno prevalendo politicamente sui moderati della "Lega democratica per il Kosovo" di Ibrahim Rugova. Questi, raffinato intellettuale educato alla Sorbonne, ha perseguito dal 1989 - epoca in cui fu sospeso lo statuto di autonomia del Kosovo - una strategia di resistenza passiva, di tipo gandhiano, nei confronti di Belgrado per difendere i diritti dell'etnia albanese che corrisponde al 90% della popolazione kosovara. Ma ora i quadri della Lega fanno a gara per giurare fedeltà all'UCK, tra i cui leader si distingue Abdem Demaci, del tutto privo di istinti gandhiani dopo 28 anni passati in carcere. E le azioni di escalation stanno diventando sistematiche. Per esempio, nell'area di Podujevo i cecchini dell'UCK hanno compiuto una tecnicamente rimarchevole azione di provocazione contro i serbi. I quali sono stati ben felici di accettare il gioco rilanciandolo a suon di cannonate. C'é, infatti, una paradossale comunanza di interessi tra serbi convinti di riuscire a vincere militarmente ottenendo lo scopo di sfoltire gli albanesi (per poi serbizzare il Kosovo) ed independentisti che, appunto, hanno bisogno di esasperare la popolazione per reclutarla. Proprio questa convergenza delle due parti verso l'escalation spiega sia l'urgenza dell'ultimatum dei paesi Nato per costringere i due a fermarsi e a sedersi attorno ad un tavolo sia il fatto che la dissuasione non é diretta contro il solo Milosevic, ma anche contro l'UCK. Tale fatto é inusuale negli interventi di pacificazione. E' impossibile sul piano pratico agire come "terzo" che fa da arbitro trattando con equità dissuasiva simmetrica i due contendenti. Di solito si fa vincere la parte che interessa per poi costringere ambedue a congelare il conflitto (come successo per chiudere la fase calda in Bosnia). E ciò porta alla domanda piccante: la Nato vuole far vincere l'UCK o Milosevic per arrivare al risultato di congelamento del conflitto?

I moralisti potrebbero essere indignati solo dalla formulazione di una domanda del genere. Milosevic é il cattivo ed é ovvio che i buoni occidentali facciano di tutto per andarci contro. Pur pienamente d'accordo su questo punto morale, devo purtroppo ricordare che nelle relazioni internazionali e nelle politiche di sicurezza il moralismo é irrilevante, a meno che un inviato della CNN riesca a portare sullo schermo qualche cadavere. La realtà, anche se nessun governo lo ammetterebbe mai apertamente, é che sia gli europei sia gli americani temono la formazione di un Kosovo indipendente. Tre motivi concatenati. Il primo é che sarebbe uno Stato mussulmano. Inaccettabile, in particolare per gli europei (posizione chiarissima nella gestione del caso bosniaco). Il secondo motivo é che l'indipendenza del Kosovo aprirebbe la strada alla formazione della "Grande Albania" coinvolgendo anche la Macedonia popolata per il 60% da albanesi mussulmani. Ed é esito percepito come complicazione ulteriore del già complicatissimo scenario balcanico nonché - terzo motivo- pericoloso precedente di cambiamento dei confini che potrebbe riverberare in altre aree europee. Quindi, se il paradigma é quello di non lasciare l'indipendenza al Kosovo - intenzione per altro fermamente dichiarata dagli euroamericani- é ovvio che per l'UCK l'essere costretto a sedersi ad un tavolo dove il massimo che può ottenere é una incerta autonomia da Belgrado sarebbe una sconfitta. Infatti, per forzarlo, gli alleati stanno minacciandolo di tagliargli i rifornimenti. Poiché non si può fare tecnicamente da "fuori", l'esecuzione di tale minaccia implica il posizionamento di truppe di interdizione Nato entro il Kosovo. E questa opzione é in fase di valutazione. Ma, appunto, favorisce oggettivamente Milosevic. Gli da, infatti, due opzioni: (a) può tentare la repressione violenta e (b) se gli va male accettare che gli alleati congelino l'UCK vittorioso e operino come difensori di ultima istanza dell'integrità dello Stato serbo. E la minaccia di bombardarlo? Irrilevante e forse concordata. Sarebbe solo la scusa di forza maggiore che gli serve per accettare il negoziato senza perdere la faccia davanti ai suoi nel momento in cui percepisce che potrebbe perdere sul piano militare. L'UCK ha invece una sola alternativa: vincere (o morire). Pare chiaro, se non altro per aritmetica, chi la Nato stia di fatto aiutando.

(c) 1999 Carlo Pelanda
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