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Carlo A. Pelanda
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2016-6-20

20/6/2016

La priorità della stabilità politica

La stabilità politica delle nazioni e, conseguentemente, delle organizzazioni internazionali alle quali partecipano è in questo momento storico il fattore più osservato dal mercato finanziario globale e dagli attori economici che devono decidere se aumentare o ridurre gli investimenti e dove. Ovviamente il mercato guarda anche ai contenuti di governo per valutare se siano espansivi o depressivi. La stabilità di una politica impoverente/irrazionale in una nazione, infatti, è motivo di fuga dei capitali e riduzione degli investimenti. Al momento lo scenario mostra che nelle democrazie cresce o il rischio d’instabilità, cioè d’ingovernabilità come per esempio in Spagna, oppure quello che soggetti politici irrazionali conquistino il potere. La definizione d’irrazionalità, qui, si basa su ciò che produce crescita o recessione, dove la relazione tra politica ed economia riguarda la capacità della prima di produrre fiducia. Maggiore la fiducia, più forte è la propensione all’investimento delle imprese e più ampia la conversione dei risparmi in spesa per consumi, fatto che aumenta la domanda di beni e l’occupazione. Se la fiducia è poca questo ciclo si inverte. Ma tale razionalità non è condivisa da un’area crescente di elettorato nelle democrazie che o è rimasto impoverito dalla crisi globale del 2008, e nell’Europa meridionale da quella del debito dopo il 2011, oppure, anche se benestante, teme un futuro peggiore. La paura economica innesca un cambiamento di visione del mondo da ottimistica a pessimistica, cosa che porta a preferire soluzioni di difesa, di chiusura, di nemicizzazione di qualcuno, ecc., e ad apprezzare soggetti politici che le offrono. Infatti, il mercato teme eccessi di protezionismo sociale e commerciale nelle nazioni perché romperebbero il ciclo internazionale della ricchezza e guarda con preoccupazione le elezioni negli Stati Uniti. Ma è molto più preoccupato dell’Europa, dove l’ondata “chiusista” sta mettendo a rischio Ue ed Eurozona, anche perché disegnate così male da non essere capaci di contrastare con atti concreti e simbolici la società della paura. In questo scenario l’Italia è osservata più di altri perché se la sua situazione di enorme debito e poca crescita fosse peggiorata o da ingovernabilità o da un governo irrazionale, allora il mercato declasserebbe il debito italiano rendendone insostenibile il rifinanziamento, così inducendo l’insolvenza e l’implosione dell’euro. Pertanto l’Italia è una democrazia dove la priorità di invertire la paura e rafforzare la stabilità politica positiva è maggiore che altrove.

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