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Carlo A. Pelanda
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2013-5-6

6/5/2013

Ora va consolidato il ritorno della fiducia

Il sistema economico italiano ha ancora molti, troppi, settori in situazione d’emergenza, ma è anche osservabile da qualche settimana un ritorno dell’ottimismo in altri, che stanno andando bene, nonché, da qualche giorno, una certa ripresa dell’ottimismo in generale. La ripresa delle fiducia è il fattore chiave che anticipa e spinge quella dell’economia reale. Per esempio, molti attori economici non spendono la liquidità che possiedono né per investimenti né per consumi a causa dell’incertezza al riguardo del futuro. Questa è la causa principale - in combinazione con la crisi del credito - della grave recessione, ancora in atto, del mercato interno. Se tornasse la fiducia tanti miliardi sarebbero “scongelati” e trasferiti al mercato e ciò potrebbe invertire la tendenza recessiva in poco tempo. Pertanto il primo segnale di ritorno della fiducia va marcato con certa enfasi perché questa è la vera via di uscita sistemica dalla crisi. Considerazione che porta alla domanda: cosa potrebbe rafforzarla e cosa, invece, comprometterla nuovamente? La memoria, infatti, va alla primavera del 2011 quando fu osservabile un simile ritorno della fiducia poi interrotto. In quel periodo i fattori negativi furono sia la crisi del debito “per contagio” dovuta al fatto che il mercato, osservando il caso greco, scoprì che l’Eurozona non garantiva gli eurodebiti nazionali e ciò ridusse l’affidabilità percepita di quello italiano. La litigiosità entro il governo Berlusconi impedì una reazione rapida e convincente dell’Italia a questo problema, cosa che poi rese necessaria un’austerità eccessiva e depressiva. Ora l’Eurozona si è resa conto dell’errore ed è probabile che non lo ripeterà. Poi la Bce, dal settembre 2012, ha preso una posizione di forte garanzia sugli eurodebiti che, per il momento, ha calmato i mercati. Inoltre le Banche centrali statunitense, nipponica ed inglese stanno rendendo disponibile un oceano di liquidità a livello globale che gli operatori trasformano in acquisti di prodotti finanziari con certo rischio, quali i titoli di debito delle nazioni con problemi di affidabilità e, soprattutto, azioni nelle Borse. Questo è il motivo principale per cui lo “spread” tra titoli italiani e tedeschi sta scendendo. Infine, il forte impegno del Presidente della Repubblica per sostenere un governo stabile e pragmatico fa credere al mercato che l’Italia ce la farà, invertendo la profezia negativa. Se tale previsione sarà mantenuta il ritorno della fiducia in Italia sarà crescente e la ripresa più veloce.

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