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Carlo A. Pelanda
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2013-4-29

29/4/2013

La priorità di invertire la recessione

Riuscirà il nuovo governo ad invertire una tendenza recessiva ora proiettata verso il -2% del Pil a fine 2013? Prima di tutto sinceri auguri che possa riuscirci. Ma fino a dove possiamo spingere le attese? Se il governo desse ordine ad amministrazioni centrali e locali di pagare velocemente 40 miliardi di debiti (su 100 complessivi) verso le imprese fornitrici, come già pre-deliberato dal governo uscente, allora quasi 3 punti di Pil sarebbero immessi nel sistema economico, certamente “ossigenandolo”. Solo questa misura ridurrebbe la tendenza recessiva 2013 attorno al -1,2%. Evitare, poi, l’aumento dell’Iva previsto a luglio ed altri incrementi di tasse darebbe fiducia e soldi al mercato interno per fermare la caduta dei consumi, cosa che terrebbe la recessione al -1% già acquisito dall’inizio dell’anno, contando su un secondo semestre di incremento del Pil. Ma probabilmente le casse statali avranno bisogno di almeno 10 - 15 miliardi per bilanciare la caduta di gettito dovuta alla recessione e finanziare il crescente fabbisogno di risorse per le diverse forme di “cassa integrazione” a causa del numero crescente di imprese in crisi. Qui il punto critico: se non si aumentano IVA ed altre tasse allora bisognerà tagliare spesa. Ma questa azione, pur benefica in prospettiva, toglierebbe, nel breve periodo, denaro al sistema e potrebbe aggravare la recessione. Come compensare? Il modo migliore è quello di ridare fiducia agli attori economici incentivandoli a spendere per consumi e per investimenti la liquidità che ora trattengono per prudenza o per paura. In assenza di questa capacità bisognerà chiedere alla Ue il permesso di posporre il pareggio di bilancio, per esempio portandolo dal 2013 al 2015 come venerdì scorso è stato concesso alla Spagna ed altri, reperendo con spesa in deficit i 15 miliardi mancanti. Oppure aumentare in modo così forte la fiducia sul debito italiano da ridurre ad un minimo il suo costo di rifinanziamento (lo spread) e così recuperare qualche miliardo da questo settore di spesa pubblica. Probabilmente la soluzione più efficace e fattibile è un mix delle cose dette, con enfasi sulla solvibilità del debito pubblico italiano. Tale percezione, infatti, rialzerebbe il valore dei titoli di Stato posseduti a tonnellate dalle banche, permettendo loro di trasferire capitale dalle riserve prudenziali al credito per imprese e famiglie, questa la massima priorità. In sintesi, il meglio che possiamo aspettarci è un’ attenuazione della recessione verso un - 0,5% del Pil 2013, ma con ripresa già ai primi del 2014. Si può fare, buon lavoro.

(c) 2013 Carlo Pelanda
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