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Carlo A. Pelanda
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L'%20Arena

2012-3-26

26/3/2012

La priorità di ridurre la (re)pressione fiscale

 E’ doveroso richiamare l’attenzione sulla priorità di arginare la tendenza recessiva in atto. I dati del primo trimestre, se proiettati per tutto il 2012, portano alla possibilità di una caduta del Pil del 4%, con danni permanenti al sistema economico. C’è ancora la possibilità teorica di ridurre la contrazione sotto il 2%, sostenibile, e di ottenerne l’inversione nel 2013. Ma per riuscirci il governo dovrebbe concentrarsi su politiche con impatto stimolativo di brevissimo termine. La riforma del mercato del lavoro non avrà effetti di crescita in quanto aumenta i costi delle imprese, riduce la flessibilità degli accessi al lavoro per i giovani e rende troppo costose le ristrutturazioni aziendali via alleggerimento della forza lavoro. La riduzione della spesa pubblica per trasferire più capitale al mercato è un vago obiettivo, comunque con poco effetto immediato. Quelle liberalizzazioni che avrebbero potuto dare un impulso veloce alla crescita sono state annacquate o rinviate. In sintesi, appare evidente, come commentato dal collega Tabellini sul Sole 24 Ore di domenica, che la difesa degli interessi particolari riesce ad annullare la pur volonterosa azione riformatrice del governo. Infatti a questo resta solo l’opzione di aumentare le tasse. Ma è proprio l’eccesso di pressione fiscale, nonché la formula dissuasiva della repressione anti-evasione, che sta amplificando la recessione dovuta a fattori tecnici quali la deflazione da rigore e la restrizione del credito. Questo effetto depressivo lo si potrebbe minimizzare con un’operazione, qui più volte invocata, di uso del patrimonio per abbattere parte del debito e grazie a questo ridurre la necessità di una tassazione troppo elevata per pagarne interessi e costi di rifinanziamento. Ma il governo non sembra intenzionato a farla. Per evitare lo scenario peggiore, allora, restano solo soluzioni di ammorbidimento della (re)pressione fiscale, ma combinate con l’esigenza di ridurre l’evasione. Una da esplorare è la seguente: (a) condono fiscale tombale fino al 2010 in cambio di una tassa una tantum; (b) istituzione della “contrattazione fiscale” dove un cittadino, in base agli studi di settore, concorda con il fisco all’inizio di un anno le tasse che pagherà alla fine. La prima misura porterebbe dai 70 ai 90 miliardi di gettito da usare nel brevissimo termine. La seconda renderebbe inutili il redditometro ed altri strumenti di controllo che disincentivano via terrore i consumi. Chi ha idee migliori è meglio le tiri fuori subito.

(c) 2012 Carlo Pelanda
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