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Carlo A. Pelanda
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L'%20Arena

2010-12-13

13/12/2010

Ora la priorità è l’economia e non la politica

La ripresa dell’economia italiana, pur ancora lenta, sta finalmente accelerando. La crescita del Pil nel 2010 si assesterà un po’ sopra l’1%. Ora bisogna chiedersi se la crescita manterrà un ritmo lento o potrà accelerare di più nel 2011, individuando le condizioni e le probabilità del secondo scenario.

Primo di tutto va valutato l’andamento del mercato globale  in quanto la ripresa italiana è principalmente trainata dall’export.  Le previsioni, al momento, mostrano  una lieve riduzione della crescita mondiale a causa di un rallentamento dell’economia in Cina, sottoposta ad una stretta per contenere l’inflazione, e ad una ripresa ancora debole del mercato americano. Chi scrive è più ottimista al riguardo degli Stati Uniti perché, usando schemi analitici non lineari che cercano di individuare i punti di inversione dei cicli economici, ipotizza che in primavera vi sarà un impulso alla crescita grazie alla conferma della detassazione dovuta al cambio di maggioranza nel Congresso  che impedirà all’Amministrazione Obama di aumentare i carichi fiscali. Se non succederanno fracassi (guerre, crollo dell’euro e del sistema bancario internazionale) la sorpresa americana avrà un effetto boom diffuso sul mercato mondiale e trainerà ancor di più il nostro export. Al punto che il problema, ora considerato remoto, dell’inflazione potrebbe diventare prioritario. Ma anche se tale fenomeno si realizzasse con minore intensità, comunque il traino esterno della crescita italiana resterebbe piuttosto forte. Su questo lato possiamo contare su un effetto accelerante. Su quello interno, invece, l’economia italiana è ancora frenata dalla recessione nei settori delle costruzioni e dell’agricoltura nonché da una, pur non vistosa, riduzione del credito. Inoltre i tagli alla spesa pubblica ridurranno la quantità di denaro inserito nell’economia da questa fonte. Pertanto le priorità della politica economica italiana, per accelerare la crescita sono: (a) programma di facilitazione e incentivi per riaccendere il mercato immobiliare; (b) impiego accelerato delle riserve residue, pur poche, di denaro pubblico per nuove infrastrutture; (c) stimolazioni per il mercato agricolo ed alimentare. A cui aggiungerei: (d) stimolazioni fortissime per il turismo che, pur vivo, non traina come potrebbe la crescita. Purtroppo la priorità del rigore non permette detassazioni generali, ma sono possibili facilitazioni in forma di de-burocratizzazione, garanzie pubbliche al credito per le imprese e detassazione selettiva. In sintesi, tra crescita interna stimolata e tenuta del traino esterno dell’export, l’Italia potrebbe crescere sul 2% a fronte dell’1,2% ora in previsione proiettiva. Non è tanto, ma per l’Italia sarebbe un’ottima prestazione. E questo articolo serve a segnalare che è possibile. A quali condizioni? Che ci sia un governo forte abbastanza per gestire l’emergenza del debito (finora lo è stato) e per fare le azioni dette. La fiducia? Sta tornando – i consumi sono in ripresa – e se gli attori di mercato vedranno un governo stabile e capace saranno più inclini ad impiegare la liquidità, per investimenti e consumi, che ora tengono congelata. Per questo sarebbe un terribile errore provocare disordine nel sistema politico destabilizzando la maggioranza o rendendo debole il governo. Nel 2011 la ripresa economica accelerata è la priorità assoluta, i politici  sono pregati di posporre le  battaglie a quando la situazione economica sarà stabilizzata ed i loro conflitti, per altro più personalistici che di contenuto, saranno meno dannosi per la nazione.

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