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Carlo A. Pelanda
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2005-12-19

19/12/2005

Più fiducia ma resta un’ombra

C’è un clima di attesa per la presentazione, domani, delle proposte per riparare i difetti di controllo sul sistema finanziario che sono emersi in modo vistoso negli anni scorsi. Ma la curiosità pare più concentrata sulle sorti di Antonio Fazio, per la spettacolarità del caso, che non sul punto principale: ricostruire la fiducia nei risparmiatori. Inviterei a prestare più attenzione a questo aspetto che riguarda il “sistema” che non alle singole vicende personali.

Vediamo quali lezioni si possono ricavare dalle crisi avvenute. A molti resta viva nella memoria quella dei titoli di debito argentini. Cosa non ha funzionato? In realtà le agenzie di rating (valutazione attraverso punteggi di affidabilità), prima della crisi, hanno segnalato una caduta della credibilità di tali titoli. Ma con segnali d’allarme comprensibili solo a specialisti. Inoltre il Fondo monetario internazionale non ha agito bene né prima né dopo la crisi. Ma questa è stata generata prevalentemente dal disordine del sistema politico nazionale argentino. Su questo piano la ricostruzione della fiducia avviene attraverso la punizione della nazione disordinata in modo che le classi politiche degli Stati capiscano il prezzo di scelte sbagliate. La punizione dell’Argentina è stata notevole, anche se non così dura come meritava, e ciò sta riducendo il rischio globale. Ma c’è anche una lezione per i risparmiatori: in un mondo di investimenti globalizzati il singolo non ha mezzi per valutare il rischio politico e, per il futuro, è meglio che eviti il fai da te in questa materia affidandosi a fondi di investimento. Morale: la fiducia si fonda anche sulla saggezza del risparmiatore che diviene capace di darla a chi se la merita.

Molti saggi risparmiatori, invece, sono stati letteralmente frodati in casi come Cirio e Parmalat. Nel secondo, in particolare, ad alcune banche l’autorità di controllo ha permesso di scaricare sui risparmiatori il rischio di crollo dei titoli. Inoltre, mentre già il mercato annusava guai, l’autorità per la trasparenza in Borsa nulla avvertiva. Ed il ministro dell’Economia (Tremonti) si sentì rispondere picche quando chiese maggiori informazioni alla Banca centrale (Fazio). Questa è una storia paurosa perché il risparmiatore non ha avuto i  mezzi per valutare di cosa fidarsi e di cosa no per cattivo comportamento del sistema di controllo. La riparazione di questo tipo di crisi di fiducia richiede, oltre a cambiamenti organizzativi nel sistema delle regole, una punizione spietata di chiunque abbia sbagliato per dissuadere altri a non fare lo stesso nel futuro. Ma tale punizione forte non è avvenuta. Tremonti è stato perfino rimosso invece che promosso, nel 2003, per aver cercato di correggere il malaffare. E così i gestori ora rimossi della Popolare di Lodi hanno pensato di poter continuare impunemente nelle frodi. La loro scoperta favorirà un miglior sistema di controlli. Ma la punizione sarà sufficiente per dissuadere altri nel futuro? Fortunatamente ed intelligentemente le banche coinvolte negli scandali detti sopra hanno risarcito i loro clienti e con questo possono dirsi assolte. E potete tornare ad avere fiducia in loro. Ma non possiamo dire che il sistema italiano sia veloce e rigoroso nel sanzionare tutti i cattivi comportamenti. 

In conclusione, anche se l’Italia è stata finora lenta  nelle riparazioni e troppo morbida nelle punizioni ci sono i segni che la crisi di fiducia sul piano del risparmio è in via di soluzione. Ma la fatica nel riuscirci lascia intendere che nel sistema lavora ancora troppa opacità. Ed è inevitabile avvertire i risparmiatori che dovranno comunque mantenere altissima la prudenza.

(c) 2005 Carlo Pelanda
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