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Carlo A. Pelanda
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2015-7-17

17/7/2015

Una cartolarizzazione ben fatta può salvare la Grecia (e noi)

La proposta di un fondo greco caricato di beni pubblici a garanzia di una parte del debito è una buona soluzione se ben ingegnerizzata: valorizzazione del patrimonio statale e sua finanziarizzazione emettendo obbligazioni eurogarantite aventi come sottostante la rendita derivata. Sarebbe anche un test per istituzionalizzare nell’Eurozona operazioni sovrane patrimonio contro debito. Meccanismo: il fondo emette obbligazioni con le quali ripaga tranche di debito quando giungono a scadenza invece di rifinanziarle con nuovo debito statale o con cassa, riducendo così il debito complessivo. La cartolarizzazione, cioè la trasformazione del patrimonio in obbligazioni, permette una gestione flessibile nel tempo, 10 o 20 anni, delle procedure di valorizzazione nonché di utilizzare le obbligazioni stesse come mezzo di pagamento. I critici sostengono che lo Stato greco può mettere insieme valori per non più di 18 miliardi e non i 50 richiesti dai creditori. Ma bisogna considerare che: a) ora molti beni sono svalutati a causa della deflazione e del basso rating sovrano e che verrebbero rivalutati se tali fattori fossero invertiti; b) le valutazioni correnti non includono piani di valorizzazione e/o miglior gestione di questi beni e non scontano che lo Stato proprietario ha facoltà di legiferare facilitazioni competitive; c) i perimetri delle concessioni valorizzabili non paiono ben definiti. In sintesi, ipotizzo che una stima più precisa del patrimonio disponibile greco, fatta con la tecnica di un piano di valorizzazione, possa dare un risultato superiore ai 50 miliardi. Se così, poi si tratta di rendere sexy l’obbligazione patrimoniale greca per il mercato, dotandola di rating elevato e di rendimento attraente. Il miglior modo per garantirla con “bollino blu” è disegnarla in modi che permettano alla Bce di riceverla come collaterale. I rendimenti devono essere valutabili in base a piani industriali credibili per classi di asset. Questo secondo macrorequisito rende inevitabile pensare ad obbligazioni variabili con cedola differita, per dare il giusto tempo all’avvio del meccanismo. In sintesi: collegando tecnica finanziaria innovativa ed una gestione credibile degli asset l’operazione può riuscire. Il Fmi che ritiene insostenibile il debito greco dovrebbe proporla come alternativa a ristrutturazioni traumatiche. Così dovrebbe fare il governo greco. Quello italiano, poi, dovrebbe spingere l’eurosistema ad attrezzarsi per tali operazioni ed impacchettare 500 miliardi di patrimonio cartolarizzabile per ridurre di altrettanto il debito arrivato a 2,2 trilioni.

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