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Carlo A. Pelanda
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2017-3-17

17/3/2017

Gli incentivi 4.0 vanno estesi ai fondi di investimento

Italia le condizioni della finanza pubblica non lo rendono prevedibile. Pertanto, il governo dovrebbe provvedere con urgenza a facilitare sul piano fiscale gli investitori. L’avvio dei Pir è un primo passo. Ma per investimenti rapidi di certa scala, dove il credito bancario potrebbe essere difficile o gravoso, è necessario un più ampio ricorso a fondi chiusi di private equity, di debito e ibridi, i cui profitti, se con regolamento che li impegna con precisione a missioni 4.0, dovrebbero essere sostanzialmente detassati. La distorsione alla concorrenza sarebbe minima se definito uno spazio temporale breve per tale incentivo, cosa che limiterebbe anche il rischio d’infrazione alle regole Ue contro gli aiuti di Stato. Un’altra mossa correlata sarebbe quella di aumentare la pressione su fondi pensione, casse e assicurazioni affinché allochino maggiori aliquote di investimenti su fondi alternativi. In conclusione, basterebbe spostare su fondi Fia dedicati 4.0 anche una minima parte dei circa 2.000 miliardi di risparmio italiano gestito che ora vanno altrove per rendere disponibili alle medie e piccole aziende italiane in via di futurizzazione i capitali sufficienti in modo efficiente.         

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