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Carlo A. Pelanda
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1999-3-18

18/3/1999

Per l'interesse nazionale italiano é più importante la poltrona Nato che non quella della Commissione

La pressione del governo per mandare Romano Prodi alla presidenza dell'organo di direzione tecnica dell'Unione Europea non coincide con l'interesse nazionale italiano. Per due motivi. Il primo é che Prodi viene evidentemente candidato per esiliarlo. Che rispetto e credibilità può avere un così marchiato presidente di Commissione Europea? Nessuna. Sarebbe quindi una presidenza debole, indipendentemente dalle capacità tante o poche della persona, dannosa per l'immagine dell'Italia. Ma il secondo motivo é più importante. Tra le cariche che devono essere rinnovate tra breve negli organismi internazionali principali, non é la presidenza della Commissione quella che é di interesse vitale per l'Italia. La Segreteria generale della Nato, invece, lo é. E non sarebbe una meta impossibile. Sta scadendo il mandato dell'ottimo presidente italiano della Wto (Organizzazione mondiale del commercio) e quindi non c'é il problema di avere due italiani in posizioni internazionali di rilievo, cosa che uscirebbe dalla regole in questa materia. Tocca ora all'Italia, per convenzione informale, poter pretendere di avere un italiano ai vertici della UE. Scadrà tra poco il posto di Segretario della Nato, il socialista spagnolo Solana. Questo, ed é un punto cruciale, é anche candidabile per la Commissione. Gli Stati Uniti devono compensare l'Italia perché non le ha concesso il seggio permanente - o posizione rilevante- nel consiglio di sicurezza dell'Onu nonostante il nostro crescente e costoso impegno nelle azioni di sicurezza internazionale. Inoltre c'é da ricementare l'alleanza tra Stati Uniti ed Italia, spiace dirlo, dopo che i primi ci hanno francamente trattato come pezze da piedi nella questione dell'incidente del Cermis. Ed é meglio che Washingtono non sottostimi il danno che ciò ha provocato nei rapporti bilaterali sul piano del consenso popolare. E siamo in in un momento in cui l'Italia é retrovia e base logistica essenziale per l'impegno Nato nei Balcani. In sintesi, se chiediamo un italiano alla segreteria generale della Nato - anche per l'ottima memoria lasciata da Manlio Brosio - difficilmente americani ed europei potrebbero dirci di no. Ovviamente dovremmo subito smettere la buffonata di candidare il povero Prodi alla Commissione e negoziare questa rinuncia in cambio, con forte determinazione, dell'altra poltrona.

Perché la Nato, in questo frangente storico, é più importante della Commissione Europea per l'interesse nazionale italiano? Bisogna premettere che chi presiede questi organismi internazionali non ha certo la possibilità di fare favori al proprio paese né tantomeno un ruolo di vero e proprio comando politico perché questo resta comunque nelle mani del consiglio delle nazioni partecipanti. Ma ha la facoltà, se persona stimata, di indirizzare (attraverso poteri di "agenda" e di pressione informale) la cultura di fondo e le scelte strategiche di questi organismi. Come già ben spiegato da Baget Bozzo, la Commissione Europea ha perso importanza politica, pur aumentando quella "tecnica", perché l'Unione Europea ha rinunciato a qualsiasi ipotesi federalista ed é tornata ad un più tradizionale modello di alleanza, anche se a sovranità condivisa su alcune materie, tra nazioni. In tale situazione il potere di agenda o di indirizzo culturale é irrilevante in quanto lo si svolge meglio da uno scranno nazionale. Nella Nato le cose non sono molto diverse. Ma lì la posizione dell'Italia é molto peggiore di quella che ha nella UE. Anche una minima possibilità di portare sul tavolo decisionale le ragioni italiane potrebbe diventare un grande vantaggio. Di cui abbiamo bisogno urgente. In generale, il problema é quello di trasferire le risorse finanziarie e politiche Nato, dirette ed indirette, dal "fronte settentrionale", dove non servono più, a quello del Mediterraneo, dove la domanda ed i costi di sicurezza sono in drammatico aumento. Il nostro interesse nazionale é quello di stabilizzare il teatro balcanico ed i paesi islamici. Più pace nel Mediterraneo significa più domanda per merci prodotte in Italia e quindi più sviluppo, soprattutto per il Meridione che é il nostro massimo problema. Ma per ottenerla ci vogliono più risorse di quelle ora dispiegate. In forma di finanziamenti, di maggiore presenza militare, di azioni diplomatiche più incisive, in generale di una messa in priorità del fronte Sud per tutti i paesi dell'alleanza occidentale. Gli Stati Uniti hanno una posizione favorevole a questa impostazione, ma gli altri europei molto meno. La Germania non ha voglia di essere troppo coinvolta in possibili guai e preferisce usare le risorse dell'alleanza verso Est, sbocco naturale dei suoi commerci. La Francia (che é parte solo politca e non militare della Nato) vuole fare una politica sua propria nel Mediterraneo e non desidera troppa Nato (cioé americani) tra i piedi. Uno stimato italiano che facesse il Segretario generale della Nato - e ne abbiamo - potrebbe modificare almeno in parte queste posizioni ed ottenere, finalmente, il giusto investimento politico e strategico dove veramente serve. Questa sarebbe un'azione confacente all'interesse nazionale, altro che l'esilio del povero e frastornato Prodi.

(c) 1999 Carlo Pelanda
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