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Carlo A. Pelanda
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1998-2-9

9/2/1998

Irak: c'è sotto qualcosa che non ci dicono

Il caso dell'Irak presenta due livelli di lettura. Il primo abbastanza chiaro, il secondo del tutto oscuro e denso di domande. Poniamocele per almeno intuire lontanamlente come il secondo livello influisca sul primo.

A) Riassumiamo la parte chiara. Saddam Hussein ha certamente la capacità di produrre armi chimiche. Gas nervini e contaminatori epidemiologici. Non ha nessuna intenzione di privarsene perché, se no, non conterebbe più nulla nello scacchiere medio-orientale.

Gli Stati Uniti, per costringerlo a mollare, hanno esercitato un embargo economico che ha ridotto alla fame la popolazione irakena. Ma il Rais non ha ceduto. Anzi, con abilità, anche dovuta al controllo totale dell'informazione, ha rinforzato il proprio consenso interno. Washington ora si trova costretta a minacciare l'azione militare vera e propria. Perché "costretta"? Due motivi, uno di fondo e l'altro specifico. Il primo riguarda la dissuasione contro chiunque, nel mondo, intenda costruire armi di distruzione di massa ed usarle come strumento di ricatto politico. La minaccia di bombardamento é un messaggio dissuasivo all'Iran, a Gheddafi, alla Corea del Nord, ecc. Il secondo riguarda la pacificazione del medio-oriente. Se gli Stati Uniti non dimostrano di saper regolare i conflitti nell'area non potranno mai imporre ad Israele la pace con gli islamici né tantomeno evitare conflitti tra costoro. E non avere questo potere significa perdere il controllo del prezzo del petrolio, cosa che é il vero punto geopolitico. Infatti i francesi ed i russi remano contro Washington sperando di conquistare più influenza in merito.

Va anche capito un punto tecnico che spiega la fretta e la portata dell'azione dissuasiva (e forse bellica) da parte statunitense ed inglese. Un missile a testata chimica lanciato a sorpresa può cancellare metà Israele. Questa non può solo rispondere con difese antimissile. Un "Patriot" esplode vicino al missile nella fase di caduta. Se la testata é chimica o nucleare, l'antimissile "Patriot" non sortisce l'effetto di difesa dalla minaccia. Altri sistemi, tipo lo "Arrows", sono molto più efficaci. Ma non assicurano la difesa da un solo colpo che potrebbe avere letalità totale. Quindi per Gerusalemme l'unica difesa reale é la dissuasione. Se qualcuno le tira roba grossa c'é la certezza che risponda con roba ancora più grossa: bombe nucleari. E c'é un enorme problema aggiuntivo. Il primo islamico che cancella Israele sarà percepito dai suoi (700 milioni) non come un criminale, ma come un eroe. D'altra parte Israele ha bombe nucleari "pulite", a neutroni, che non lasciano troppa contaminazione (sarebbe un suicidio usare bombe nucleari normali contro un nemico territorialmente vicino perché si sarebbe vittima comunque del fallout radioattivo). Sintesi: (1) é minima l'autodissuasione degli attori per evitare il ricorso ad armi totali; (2) Israele é veramente preoccupata e non mollerà nulla sulla pace fino a che non sarà supersicura. E solo gli americani le possono dare questa sicurezza. Il punto é chiaro. Tutta l'azione serve a rassicurare Israele. Se Saddam molla si fa la pace. Se c'é questa gli americani potranno determinare il prezzo del petrolio e tenere sotto scacco gli europei che non ce l'hanno.

Infatti Mosca e Parigi vorrebbero che la pace ci fosse, ma assicurata da loro, proprio per ridurre il potere di Washington. Ma Israele mai accetterà questo scenario. Kohl lo ha capito e la Germania, contro Parigi, aiuterà la logistica dello sforzo bellico americano. Così diventa chiara anche una sua recente dichiarazione: "la Germania ha una responsabilità storica nei confronti di Israele". Vuol dire: la Germania non può ancora fare (ancora) a meno della dipendenza dagli Stati Uniti perché non é in grado di trovare altri che assicurino il prezzo del petrolio. Fino a qui, e a oggi, il tutto appare abbastanza chiaro.

B) Ma in realtà non lo é. Perché Saddam Hussein resiste contro un potere immensamente superiore? Non é che abbia la rassicurazione da parte degli americani che comunque resterà al potere? Illuminante la posizione saudita (ben colta da Pasolini Zanelli): non siamo d'accordo con l'intervento armato perché non é finalizzato a far fuori il Rais. E fino a che questo é al potere gli americani hanno la scusa per interferire negli affari arabi. Inoltre essere attaccato dai "diavoli" americani rafforza l'immagine di Saddam nel popolo nell'Islam in generale. E hanno ragione. Se il problema fosse solo quello di distruggere qualche impianto lo si potrebbe fare di nascosto senza rumore. Perché una guerra che lascerà Saddam comunque al potere? Quello saudita é un buon punto che risuscita altri interrogativi.

Perché gli americani si sono fermati a 40 km da Bagdad nel 1991? Primo livello di lettura. Se Saddam fosse caduto, l'Irak si sarebbe frammentato e la sua parte meridionale (sciita, area di Bassora) sarebbe caduta in mani iraniane, avvicinando pericolosamente Teheran alla Mecca, via Amman (il cui sovrano hascemita ha più diritti storici dei sauditi per rivendicare la discendenza diretta da Maometto, e lo sa). Saddam, infatti, é stato aiutato per questo. Secondo livello. Fu solo questo l'accordo? Morti americani nella guera: circa 130, metà per incidenti. Morti irakeni: decine di migliaia, meno la divisione corazzata che doveva tenere il controllo di Bassora. E se l'accordo fosse stato più articolato? Tipo: noi si vince alla grande senza perdite, ma in cambio tu resti al potere e, magari, ti facciamo fuori quelle unità militari in mano ad ufficiali che ti sono ostili. E perché? Oltre che per fare diga all'Iran, farci fare bella figura, anche per darci la scusa della tua cattiveria per restare protagonisti nel golfo e tenere sotto controllo tutto lo scacchiere. Sarebbe fantapolitica? No. Negli anni 80 Saddam ha combattuto una guerra snaguinosissima contro l'Iran per difendere gli interessi occidentali (petrolio). E' stato rifornito di denari ed armi sofisticate, tra cui i gas per bilanciare la preponderanza numerica delle truppe di Teheran che, guarda caso, sono una parte dell'arsenale che ora si deve distruggere.

In sintesi, il lato oscuro della questione é il seguente: Saddam continua ad essere un agente nascosto per gli affari americani (o di una lobby che li influenza) oppure agisce veramente in proprio? Rispondere - so che é difficilissimo- ci aiuterebbe a capire meglio lo scenario apaprentemente più chiaro sopra detto ed i suoi sviluppi.

(c) 1998 Carlo Pelanda
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