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Carlo A. Pelanda
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2013-5-28

28/5/2013

La bolla borsistica durerà fino al 2014 con possibilità di estendersi oltre

Gli attori del mercato finanziario globale si chiedono fino a quando durerà la bolla borsistica alimentata dalla Banca centrale statunitense (Fed) e, più recentemente, da quella nipponica. In origine, nell’estate 2012, la bolla fu gonfiata perché la campagna di Obama volle forzare un’immagine ottimistica dell’economia americana in tempo utile per le elezioni presidenziali e Bernanke, Presidente della Fed stupidamente minacciato dalla campagna repubblicana, gliela diede. Ma la stimolazione di breve termine si rivelò molto efficace e fece venire l’idea di tentare una bolla prolungata come via di uscita sistemica dalla crisi: far crescere le Borse indipendentemente dai valori delle aziende quotate e grazie a questo favorire la ripresa dei loro profitti, contrastando la deflazione, con esito di ricchezza diffusa. Audace, innovativo: in un sistema economico dove c’è un gap di capitale si cerca di colmarlo estraendolo dal futuro e non più dal passato (risparmi) o dal presente (bilancio pubblico) finanziando – con costo zero del denaro e monetizzazione del debito - una profezia ottimistica senza produrre inflazione generale. L’inflazione generata da questo tipo di bolla, infatti, si concentra sugli “asset”, cioè sui valori azionari e loro dintorni finanziari, ed ha un certo ritardo nel convertirsi, poi, in aumento dei prezzi dei beni di consumo. Non è una consolidata “legge” economica, ma un caso di contingenza: la deflazione nel mercato generale è ancora marcata e quindi l’inflazione degli asset stenta a diffondersi. Ma poi ci riuscirà, generando crescita diffusa. Quando questo accadrà la bolla dovrà essere smontata perché la sua continuazione provocherebbe inflazione non controllabile. Detto questo, la rubrica prova a rispondere alla domanda. Durata minima della bolla: almeno per 18 mesi ancora, considerando che l’inflazione generale è ferma e che nelle elezioni di mid-term dell’autunno 2014 i democratici dovranno contrastare una ripresa del consenso ai repubblicani mostrando crescita. Durata massima? Dipende da quando la Fed rialzerà il costo del denaro e cesserà di monetizzare il debito in relazione al saggio di inflazione generale. Opzioni: (a) correzione eccessiva per nervosismo ai primi segnali inflazionistici; (b) correzione moderata perché l’inflazione generale segue lentamente quella degli asset; (c) tilt, sequenza scoordinata delle due cose per difficoltà di leggere una situazione senza precedenti. Alcuni temono a) e c) perché vedono indecisione nella Fed. La rubrica ritiene più probabile b) in quanto la ripresa dell’economia reale resterà comunque lenta e l’inflazione generale contenuta. Inoltre, il cambiamento di modello economico in Cina, l’effetto stimolativo della reflazione d’emergenza in Giappone e l’immobilità depressiva dell’Eurozona renderanno necessaria la continuità della bolla per dare a queste aree una leva di crescita, o gancio di ancoraggio, senza i quali imploderebbero. Pertanto è probabile che i motivi e le condizioni tecniche della bolla possano durare almeno fino al 2016 anche se la sua alimentazione in dollari si riducesse: verrebbe alimentata da yuan, yen ed euro (se Washington accettasse la rivalutazione del dollaro). Tale stima concentra l’interrogativo sui limiti in alto degli indici di Borsa. Questi sembrano elevati, ma non ancora calcolabili. Quindi la rubrica suggerisce agli attori di tirarli giù periodicamente del 5-8%, per dare loro uno spazio grafico costante di risalita. In tal modo la bolla potrebbe durare almeno fino al 2018/20 senza sbolle catastrofiche. Questo è vero lambrusco.

(c) 2013 Carlo Pelanda
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