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Carlo A. Pelanda
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Il%20Foglio

2012-7-10

10/7/2012

Lo spread resta alto perché l’Italia è nel mezzo di uno scontro tra imperi

Sempre di più la valutazione di affidabilità del debito italiano da parte del mercato dipende dalla previsione di chi governerà dopo le elezioni del 2013. Ma con una complicazione che implica una valutazione di macroscenario. Il governatore della Banca d’Italia ha dichiarato che metà dell’abnorme spread dipende dall’eccesso di debito e l’altra metà dal rischio di dissoluzione dell’euro. Che però va precisato. Da qualche settimana il mercato ha colto che Berlino farà di tutto per mantenere l’Eurozona. L’interesse nazionale tedesco, in uno scenario di frammentazione del sistema globale in blocchi regionali, è quello di guidarne uno grande abbastanza per sedersi ad un tavolo G3 con America e Cina. Tale interesse è vitale in quanto il successo dell’industria tedesca dipende non solo dalla qualità dei suoi prodotti, ma anche dalla possibilità di usare una leva geopolitica per spingerli. In particolare, Berlino punta al dominio del mercato interno europeo, cosa possibile solo impedendo svalutazioni competitive nelle altre nazioni e fissandone le regole, per poi usare tale forza allo scopo di conquistare contratti vantaggiosi nel globo per il suo sistema industriale. Per esempio, la Cina ha premiato la Germania con accessi privilegiati al suo mercato in cambio dell’alleanza contro l’America quando questa chiese (G20 di Seul) un tetto all’export ed alle svalutazioni. Per questo Berlino persegue gli Stati Uniti d’Europa come strumento di mercantilismo imperiale dove potrà usare il suo peso di potenza maggiore per dominarli. Ma è in dubbio se l’Europa meridionale riuscirà a starci. Berlino la vuole per dare scala al Reich. Ma l’elettorato tedesco non vuole pagare il costo dell’impero e ciò costringe Berlino a pretendere che le euronazioni paghino una tassa per auto-annettersi. Questa è molto pesante per l’Italia, e qui c’è il primo dubbio del mercato. Il secondo è dovuto al fatto che difficilmente l’America permetterà il formarsi di un Reich europeo ad alleanze variabili che impedirebbe il contenimento dell’espansione cinese. E se vorrà sia sabotare il Reich sia mantenere alcune nazioni europee entro la Pax Americana, restringendo il blocco tedesco ad una piccola area, dovrà far saltare l’euro. Opzione anche studiata da Londra. Solo l’insolvenza dell’Italia potrebbe avere questo effetto sistemico. Gli attori più istruiti ed influenti del mercato finanziario si chiedono se l’Italia sarà strumento per destabilizzare il Reich. Quelli che lo sono meno si chiedono solo se riuscirà a sostenere la tassa di auto-annessione. Ambedue non si chiedono chi governerà in Italia, in generale. Cercano di capire, specificamente, la probabilità che Monti resti premier. I primi perché ritengono che sarà in grado di trovare una mediazione con la Germania che riporti l’Europa in convergenza atlantica e con Londra. I secondi perché lo ritengono unica figura, per ora, capace di riordinare l’Italia tagliando spesa e tasse mantenendo il pareggio di bilancio. Poiché non è chiaro se Monti governerà dal 2013 in poi, ambedue i gruppi tengono alto il rischio di insolvenza italiana. Per questo, cioè per evitare un autunno d’inferno ed un futuro da incubo, la rubrica raccomanda a Monti di anticipare la sua candidatura. E rivolge ai politici del centro e centrodestra un appello: l’Italia è nel mezzo di uno scontro tra imperi e deve subito, senza indugi, trovare leader e coalizione giusti per togliersi dal problema. La riduzione del costo di rifinanziamento del debito italiano dipende da fatti (geo)politici e non tecnici.

(c) 2012 Carlo Pelanda
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