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Carlo A. Pelanda
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2009-2-3

3/2/2009

Una soluzione divina per la crisi globale del capitale

Coordinare ricercatori con IQ superiore ai 150 punti in un think tank che deve trasformare il massimo di astrazione in massimo di concretezza – se no i clienti che strapagano gli scenari restano insoddisfatti – è talvolta un incubo. Intrattabili quelli precoci, con PhD preso a 20 anni invece che a 26, corteggiati dalle migliori università e agenzie di intelligence. Il rubricante riesce a domarli solo ripetendo ogni anno il proprio test IQ – e ormai conoscendone i meccanismi riesce ad imbrogliare così bilanciando il rincoglionimento dei 57 anni – per dimostrare il diritto a guidare. La partita a scacchi a occhi bendati, poi, è dirimente. Sarà interessante per il lettore riportare qui una seduta tipo Dr. House con queste giovani cerebrobelve per diagnosi e cura della malattia globale.   

Maria, 22, chicana. La crisi è cognitiva. Il sistema ha raggiunto una complessità superiore alle capacità di controllo dei gestori e la società è incompetente. Questa è la causa. O riduciamo la complessità oppure troviamo un modo per mandare al governo politico e tecnico del ciclo globale del capitale delle élite più capaci. John, 21. Le crisi fanno emergere nuove èlite, cita gli studi sulle catastrofi di E.L. Quarantelli e R.R. Dynes. Ma quando la normalità è ripristinata tornano quelle precedenti - principio di continuità, di Quarantelli stesso,  ricorda Ted, 23 – e ricadiamo nel problema. Leader, 57, il male è chiaro, ma bisogna evitare di ridurre la complessità, che implicherebbe meno abbondanza del capitale, per esempio la separazione tra finanziarizzazione ed economia, senza speranza di poter migliorare il livello delle èlite in quanto sono selezionate da processi mediatici. Victoria, 19, nei regimi autoritari le élite sono più intelligenti perché emergono da selezione violenta, sanno uccidere. Jakob, 32, dobbiamo difendere il capitalismo democratico. Rupert, 26, tedesco, Bernanke è capace e il sistema si regge al momento solo grazie a lui. Maria, senza principio di autorità è impossibile evitare la riduzione di complessità. Leader, “giusto, idee”. Ted, inventiamo un nuovo dio. Leader, ancoriamo la moneta fiduciaria a un dio invece che ai governi? Maria, un dio è il vero prestatore di ultima istanza. John, una variante attivistica del cristianesimo – ora et labora – sarebbe perfetta. Ted, così il sistema resta complesso, si autoregola via credenza diffusa in basso e scarica di compiti gli imbecilli che governano. Rupert, basta cambiare di poco il cristianesimo, facile. Jakob scherza: from the bad bank to the God’s bank. Leader, “gestione simbolica, preparate lo schema”. Ma chi lo dice al cliente?

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