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Carlo A. Pelanda
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Il%20Foglio

2007-11-20

20/11/2007

I nuovi cibi artificiali sono molto più gustosi di quelli tradizionali

Nel 2004 questa rubrica anticipò l’avvento di una rivoluzione artificializzante del cibo. Poiché favorevole ai tecnocibi (Futurizzazione, Sperling 2003) si chiese cosa e chi avrebberopotuto accelerarla superando gli ostacoli del conservatorismo alimentare. Scelse i cibi speciali dietetici e quelli ad alto valore etico per le popolazioni sottonutrite. Ma dal 2006 i cibi con capacità di creare mode e sostituire le abitudini sono stati creati, invece, dall’alta cucina. Cuochi e scienziati stanno collaborando per combinare chimica, fisica e cucina potenziando il piacere della seconda. Ormai circa duecento locali nel mondo, per lo più in America, offrono formule chimiche il cui gusto è così convincente da conquistare consensi. Il punto: non è l’etica, ma l’estetica, a mostrare più capacità d’avanguardia trainante. Pertanto lo scenario iniziale va ruotato tenendo conto di questo dato.

Lo scopo strategico è quello di generare un’offerta alimentare globale che: (a) riduca ad un minimo i costi dei cibi, ovviamente mantenendo i profitti per i produttori; (b) annulli l’impatto negativo degli alimenti sulla salute; (c) minimizzi l’impatto ambientale del ciclo alimentare umano. L’attesa è che la “riforma del cibo” ridurrà  l’inflazione, fornirà migliore ed abbondante nutrimento ai poveri, libererà  capacità di spesa per altri consumi alla classe media, indurrà minori costi, ora enormi, nell’assistenza per le malattie indotte da alimentazione malsana. Sul piano tecnologico è già possibile. Ma la domanda resta ancorata all’alimentazione tradizionale e ciò non incentiva l’offerta ad innovare. C’è una tendenza di artificializzazione del cibo per ridurne le calorie. Ma non va verso lo scopo detto, pur potendo ridurre i costi medici futuri. Ci vuole qualcosa di più: la rivoluzione-evoluzione dei gusti. Cioè rendere evidente che il cibo artificializzato e studiato per amplificare il piacere è molto più buono di un piatto tradizionale. Il rubricante ha trovato in un laboratorio un similformaggio ipocalorico più eccitante del parmigiano di cui è ghiotto e anche grazie a questo è sceso di 20 kili in due mesi nonostante mangiate sublimi. Se la gente avrà modo di sperimentare i nuovi sapori artificiali abbandonerà le malsane e costose abitudini alimentari correnti. Prima gradualmente, poi a valanga, si aprirà a nuove esperienze stimolando così l’offerta artificializzante industriale. Questo è il gioco da attivare. Si prega l’alta cucina sperimentale d’élite in Italia sia di abbandonare le vecchie ritualità combinandosi con la scienza sia di creare accessi di massa alle nuove delizie. Progetto “gourmetech”.   

(c) 2007 Carlo Pelanda
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