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Carlo A. Pelanda
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1998-7-27

27/7/1998

Da tangentopoli a debitopoli

Più che tangentopoli. Lo scandalo maggiore è stata la creazione, dagli anni 70 in poi, di un debito pubblico che é ormai arrivato ai due milioni e quattrocento miliardi circa e che, per il suo peso sul bilancio, pregiudica il presente ed il futuro degli italiani. Ma non é solo questo il danno. Mentre una parte dell'indebitamento pubblico in Germania (attorno al 60% del Pil) é servito a finanziare nuovi investimenti per la ricchezza di domani, in particolare nell'area orientale, i soldi del debito italiano (più del 120% del Pil) sono stati letteralmente buttati via. Ed infatti il paese é rimasto arretrato, non c'é nulla di futurizzante.

Dove sono finiti i soldi? In finanziamenti a perdere o in opere inutili o in rigonfiamenti clientelari dell'apparato pubblico, cioé senza conseguenze di vero sviluppo. Dai primi anni 80 lo Stato si é indebitato per oltre 100mila miliardi all'anno. Se fate i conti di cosa si sarebbe potuto fare con tutti questi denari dovreste aspettarvi metropolitane e ferrovie da fantascienza, scuole ipermoderne con ogni studente dotato di postazione computer, ospedali da favola sia per comodità che per trattamento. E invece cosa trovate? Lo sapete. Aggiungo scampoli spulciati a caso. Un ospedale costato 180 miliardi é chiuso e mai entrato in attività. Un'autostrada - evidentemente asfaltata d'oro visto il costo per kilometro- finisce nel nulla. Appunto, una marea di soldi buttati via.

Come é successo? Ho cercato di ricostruirlo attraverso testimonianze dei diretti protagonisti (quei pochi che hanno accettato di parlare). Negli anni 70 si temeva la presa del potere da parte dei comunisti. Era emergenza. I partiti anticomunisti decisero di finanziare il consenso elargendo prebende alla gente. La priorità era quella di salvare il sistema dall'occupazione sovietica e dalla controreazione americana, cioé evitare lo scenario cileno del 1973, per capirsi. Quindi al diavolo il buongoverno e i conti dello Stato. Poi bisognava calmare i rossi aiutando i più moderati di loro a prevalere sugli scalmanati. E giù soldi alle cooperative rosse e dintorni nonché "cooptazione patrimoniale" del Pci nel sistema spartitorio. Quel decennio costò circa settecentomila miliardi di indebitamento utilizzati per scopi di "compensazione" politica. Brutto buco, tuttavia possiamo accettarlo come costo necessario della Guerra fredda.

Ma l'andazzo continuò, e perfino peggiorò, allo stesso modo negli anni 80 e 90, dissipando un milione e mezzo di miliardi aggiuntivi, senza che ci fosse più quell'emergenza. Perché? Ormai si era fissata l'abitudine nei partiti a spartirsi i soldi. Poiché questi ultimi sono sempre scarsi allora tutti i politici, gli allora pentapartito e Partito comunista, sono stati d'accordo di prenderli a debito e di dividerseli proporzionalmente. Per fare cosa? Per finanziare il loro consenso, dei singoli politici e dei loro amici o clienti. In sintesi, il sistema nato per motivi strategici comprensibili negli anni 70 degenerò negli 80 e buona parte dei 90 in un sistema di rapina dove tutti i politici detti sopra erano nella banda. Un testimone mi ha pregato di sottolineare una giustificazione. "Se il concorrente politico poteva usare due miliardi e io no - mi ha detto- sarei stato suicida a non mettermi alla pari". Come? Entrando nella banda. Anche i gentiluomini, dice questo, hanno dovuto piegarsi. Un altro testimone, poi, mi ha raccontato che, per accedere ai piani alti della spartizione, era necessario perfino rendersi spontaneamente ricattabili in modo da tranquilizzare i complici. Sintesi, dagli inizi degli anni 80 la Repubblica italiana, con l'eccezione di pochi mesi nel 1994, é stata in mano ad una vera e propria banda criminale coincidente con la quasi totalità del sistema politico.

Questo fatto spiega perché i personaggi della sinistra e i capibanda del vecchio centro si siano coalizzati nell'Ulivo contro forze politiche nuove. Sono le stesse persone della vecchia banda. Hanno il medesimo interesse a mantenere quel sistema pur con meno soldi (per questo alzano le tasse). Hanno soprattutto in comune la paura che si apra il processo politico al disastro che hanno fatto in passato. La tangentopoli giudiziaria non li spaventa più che tanto (ne hanno il controllo). Ma li terrorizza una discussione più generale ed approfondita che valuti il comportamento dei politici negli ultimi venti anni. Anche perché verrebbe fuori che lo Stato sociale di oggi non é realmente tale, ma solo uno sportello di finanziamento per le clientele. Soprattutto verrebbe fuori che chi governa oggi é stato parte di una rapina sistematica durata più di un decennio.

E qui c'é il punto. La tangentopoli che abbiamo finora visto emergere dalle poche e parziali inchieste é niente in confronto al crimine sistematico commesso per almeno quindici anni dall'intera classe politica di allora. Ed é un crimine così vasto, equivalente alla montagna del debito pubblico, e per giunta commesso rispettando la forma delle leggi visto che i criminali erano coloro che le facevano, che non può essere perseguito per via giudiziaria. E allora? L'unica punizione é quella elettorale. Mandare a casa definitivamente quei diecimila circa tra politici nazionali e locali che fecero parte del sistema di rapina e che, per lo più a sinistra, ma qualcuno si é infilato anche nel centro-destra, sono ancora in sedia. Questo il crimine, questi il processo e la condanna per bonificare definitivamente l'Italia.

(c) 1998 Carlo Pelanda
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