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Carlo A. Pelanda
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2008-1-29

29/1/2008

La priorità della fiducia

L’economia globale ha preso una svolta pessimista – registrata nel Forum di Davos – perché c’è l’attesa di una recessione in America che farà calare la crescita in tutto il mondo. Il problema negli Usa è dovuto alla combinazione di tre fattori: crisi bancaria; costi energetici elevati che drenano capacità di spesa; la scoperta della classe media di essersi indebitata oltre le capacità. La risultante è meno consumi, quindi meno investimenti, meno occupazione, in sintesi un ciclo recessivo. Con la complicazione che non si è ancora certi al riguardo della fine della crisi bancaria. Ma la politica statunitense sta reagendo con molta velocità, ed in modo “bipartisan”, al problema: detassazione sostanziale, per ridare alle famiglie capacità di spendere e sostenere il carico debitorio, coordinata con un taglio notevole del costo del denaro e quindi degli interessi variabili su debiti e mutui. In tal modo l’America cerca di ricostruire l’ottimismo di massa. Ci riuscirà? Negli ultimi giorni sta scemando lo scenario catastrofico e salendo quello di una recessione di media intensità e breve, con ripartenza dell’economia americana e globale già alla fine del 2008.  Possiamo sperare in analogo buon scenario anche in Europa ed in Italia? La Bce sta tardando a ridurre il costo del denaro, che aiuterebbe tanti  con mutui e debiti, nonostante la previsione di inflazione nei prossimi 18 mesi sia discendente. L’Italia è in crisi di pessimismo (rilevamenti ISAE e IPSO) perché la gente vede costi e tasse salire e gli stipendi fermi. E perché vede una politica non unita nella priorità di ridare fiducia. Inoltre in Europa prevale una cultura idealistica o perfino irrealistica: lo Stato crea ricchezza, il mercato deve dare garanzie . Mentre in America la politica riesce ad essere efficace e bipartisan per la gestione delle crisi in quanto condivide il principio realistico, inverso, che sia il mercato e non lo Stato il fattore principale della ricchezza. In sintesi, il pessimismo in Italia ed Europa è creato dal fatto che il sistema non è attrezzata per produrre fiducia attraverso stimolazioni economiche veloci, consensuali e ralistiche. Situazione complicata dall’idealismo monetario della Bce: preferire la recessione ad un rischio minimo di inflazione, mettendo paradossalmente in conflitto “stabilità” e “fiducia”. Il modello statalista europeo evita gravi recessioni contingenti quando cala l’economia globale, ma al costo di restare ingessati in una stagnazione perenne. E probabilmente andrà così: non avremo un picco recessivo, ma andremo in stagnazione prolungata, che è scenario peggiore, ma meno avvertibile. Per avere crescita e recuperare ottimismo dovremmo avere: (a) una destra ed un sinistra con la stessa teoria economica realistica che si dividono sui dettagli e non sui fondamenti; (b) detassare; (c) e una Bce che sappia mixare difesa dall’inflazione con stimolazione monetaria. In conclusione, costruire la fiducia significa, senza dimenticare la tutela di chi ha veramente bisogno, fornire alla classe media produttiva opportunità e capacità di spesa e non ridurle come fatto dal governo Prodi e teorizzato dall’estrema sinistra. Tale impostazione sta prendendo piede pur timidamente in Europa. In Germania, destra e sinistra governano assieme e la seconda ha escluso la componente di statalismo estremista. In Francia le proposte della commissione Attalì accettate da Sarkozy vanno verso la vitalizzazione del mercato. Anche in Italia il PD esclude la sinistra irrealistica ed il consenso si sposta verso le destre liberalizzanti. Speriamo.  

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