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Carlo A. Pelanda
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Libero

2013-9-15

15/9/2013

Mina Italia

Lo scenario economico mostra che sta per scadere l’utilità di una maggioranza fatta da partiti troppo divergenti per accordarsi su vere azioni di stimolazione della crescita e di riordinamento. L’attuale maggioranza è stata utile in quanto ha evitato un governo condizionato dall’irrealismo in un momento, nella primavere scorsa, che richiedeva il realismo pragmatico. Il Quirinale forzò i suoi poteri costituzionali per dare all’Italia una conduzione che almeno ne garantisse la non-implosione agli occhi del mercato e degli attori internazionali che la consideravano una mina nel sistema globale a causa del suo debito mostruoso combinato con una decrescita spaventosa. Inoltre, la campagna elettorale di Merkel sarebbe stata gravemente danneggiata da un riaprirsi dell’emergenza italiana. Per inciso, il leader socialdemocratico tedesco in svantaggio nei sondaggi sta premendo affinché vengano fuori proprio gli scenari di implosione dell’euro per causa italiana per mostrare che la politica di Merkel di lasciare che la Bce garantisca l’Italia mette a rischio la Germania. In negativo, l’Italia è ora la nazione più importante del pianeta in quanto mina che potrebbe sconvolgerlo. In realtà ci sono situazioni nazionali più pericolose. Ma il mercato pensa che la politica in quelle nazioni saprà risolvere i problemi, mentre non lo pensa al riguardo di Roma. Ciò spiega perché tutto il mondo abbia premuto per una “soluzione d’eccezione” in Italia che evitasse il peggio e desse il tempo o per organizzare meglio il governo esterno diretto della nostra nazione affidandola alla Germania via cosmesi europea oppure per trovare una formula meno invasiva, considerando che il primo tentativo di applicarla, cioè l’esperimento Monti, non ha funzionato. Per inciso, questa seconda opzione avrebbe la seguente forma: se Berlusconi esce dalla politica, allora i centristi del PD potrebbero tornare in un nuovo e comodo per loro partito/coalizione di centro-centrodestra, attraendo i frammenti di quello precedente, denominandolo come Partito popolare, raccordandolo a quello europeo di cui sono già parte. Forse questa potrebbe essere una concausa dell’accelerazione dell’exit di Berlusconi. Tale ricollocamento dei democristiani italiani avrebbe il sostegno di quelli tedeschi (Cdu-Csu) interessati a formare un blocco Germania-Italia che diventerebbe il vero centro (geo)politico dell’Europa. Non credo che questo progetto sia ancora strutturato, anche se il nervosismo in alcun angoli di Parigi fa intuire che si muova. Ma sono certo che gli osservatori mondiali ed europei condividano la seguente analisi: nel prossimo futuro lo sminamento dell’Italia non richiederà solo tamponi, ma veri sia ripresa sia taglio di spesa pubblica e tasse per stimolarla, nei vincoli del (quasi) pareggio di bilancio. Lo scenario economico, infatti, mostra che l’Italia nel 2014, senza cambio di conduzione, avrà una crescita sotto l’1% con rischi di tornare in recessione per l’incapacità di tagliare spesa e tasse, aumentando il debito. A metà 2014 si potrebbero verificare situazioni che comporterebbero un aumento dei costi per il servizio dei debiti sovrani (interessi e rifinanziamento). In tale eventualità, purtroppo probabile, è elevatissimo il rischio che si abbatta sull’Italia una crisi di sfiducia che ecceda le capacità complessive, anche della Bce, di contrastarla, portandoci così noi all’insolvenza ed il mondo nel caos. Per questo l’Italia dovrà mostrare già in primavera una capacità di riordinamento e di crescita o se no dovrà scattare il governo esterno diretto della nostra politica economica, via intervento del fondo salvastati + Bce e Ue pur questi preferendo interventi di influenza indiretta per il timore che quelli diretti provochino reazioni ingestibili. Ci resta solo questo piccolo spazio per manovre sovrane. Pertanto entro marzo bisognerebbe andare a nuove elezioni, manovrando i confini dei partiti affinché la maggioranza sia conquistata da uno riformatore, non bloccabile dalla sinistra, forte abbastanza per tagliare almeno 60 miliardi di spesa e 40 di tasse, strutturali, con un margine di 20 per assicurare il pareggio di bilancio. Se in primavera non avremo questa soluzione sarà inevitabile il governo esterno diretto dell’Italia. Spero che queste considerazioni aiutino a precisare quelle certamente in corso al Quirinale, in particolare: è finita l’utilità del governo di coalizione tra opposti e, per interesse nazionale, bisogna accelerare la formazione di una maggioranza che faccia presto cose vere. Mi rendo conto che sarebbe razionale attendere gli esiti delle elezioni europee per poi avviare lo sminamento, ma temo che il tempo non ci sia.

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