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Carlo A. Pelanda
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Libero

2013-2-12

12/2/2013

La nuova coscienza fiscale
(Versione rivista)

Sento un grande cambiamento nel popolo produttivo. Questo, composto da milioni di lavoratori indipendenti ed imprenditori non ha mai prestato vera attenzione alla situazione fiscale fino a che percepiva la possibilità di evadere parzialmente le tasse, cioè di allentare la morsa attraverso autoriduzioni. Da quando questa possibilità si è ridotta, il popolo del mercato ha cominciato a sentire sempre di più la pressione ed a sviluppare una nuova consapevolezza: per che cosa pago le tasse? Durante una mia conferenza nell’area vicentina, una imprenditrice ha così segnalato il nuovo spirito dei tempi: “non ho mai osato pensare al licenziamento di dipendenti pubblici perché riuscivo a grattare via qualcosa dall’imponibile e mi sarei sentita colpevole nel sostenere tagli, ma ora che pago tutto vorrei misurare al millimetro l’utilità di ogni singola spesa e non avrò scrupoli perché o loro o i miei figli”. Il punto: ora che il ceto produttivo paga tutte le tasse riscopre la cittadinanza ed il suo pieno esercizio come diritto di rappresentanza degli interessi. Molti cominciano a chiedersi anche quale sistema di tassazione sia giusto: progressivo o con aliquota uguale per tutti? Sono abituato alle discussioni sulla “flat tax” in America, ma mi ha sorpreso il condurle in Italia. Mia posizione: la diseguaglianza dei carichi fiscali aveva un senso nel passato se si considera quella delle condizioni di partenza, cioè il fatto che molti cittadini hanno avuto opportunità minori di altri per accedere ad un buon reddito. Ma ora, dopo decenni di istruzione di massa e tutele parificanti, si può dire che c’è una certa convergenza nelle condizioni di partenza individuali per la vita professionale e che il suo esito dipende molto meno che nel passato dal nascere poveri o ricchi e molto di più dal merito. Quindi avrebbe senso pensare ad una aliquota fiscale unica per tutti. Che comunque resterebbe progressiva in quanto chi ha di più pagherebbe comunque più tasse. E sarebbe un fattore di eguaglianza: perché uno che sceglie una vita più comoda in cambio di minor reddito dovrebbe avere il privilegio di pagare meno tasse, in percentuale? Ovviamente bisogna tener conto della complessità che determina i destini individuali, cosa che consiglia generosità nei confronti dei meno abbienti, ma a partire dal principio del merito e non della ricchezza per diritto sulle spalle altrui. Che da noi un pubblico discuta di questa materia in termini non moralistici è una novità. Mai ho sentito tante domande su come sia calcolare l’utilità/produttività della spesa pubblica sia ridurla, per altro innescate dalle proposte sia di Berlusconi di tagliare del 3% gli stipendi pubblici (spero non a polizia, militari, insegnanti e medici, tutti utili) sia di Giannino di eliminare quasi 100 miliardi di spesa in 5 anni. Mia risposta: la metà dei circa 800 miliardi complessivi di spesa che è impiegata per costi di apparato è certamente inutile, circa 200 miliardi. Se si facesse una revisione della spesa con criteri di utilità e con il calcolo dei modi sostitutivi, tra cui i nuovi sistemi tecnologici, per offrire un servizio pubblico, verrebbe fuori questo risultato, tra cui la non necessità di almeno 1/3 dei dipendenti attuali. La nuova coscienza fiscale non arriverà al punto di volere subito tagli di questa entità. Ma sempre più premerà per un piano che li persegua, senza lasciar solo alcuno – mi è piaciuto sentirlo anche dai più arrabbiati - in quanto un dipendente pubblico non è colpevole se inutile e va aiutato a ricollocarsi nel mercato. Concludo con le parole di un artigiano padovano: “se volete che paghiamo tutte le tasse, allora pretendiamo una rappresentanza del nostro interesse a limitarle per finanziare solo ciò che è utile”. Nel Nordest soffia più forte la Bora che spazza: il regime partitico e lo statalismo non termineranno dopo le prossime elezioni, ma la loro fine è già iniziata. Ne sentite i refoli anche in altre parti d’Italia? Se sì, alzate vela.

(c) 2013 Carlo Pelanda
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