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Carlo A. Pelanda
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Libero

2012-12-27

27/12/2012

Berlusconi ci lasci liberi di vincere

Signor Direttore, ritengo necessario tentare, pur in extremis, di riportare freddezza strategica nel centrodestra. Semplifico. Così configurati perderemo. Monti potrà fare al massimo un 15%, Berlusconi un 20%, o viceversa. Di più o di meno, comunque la frammentazione comporterà la vittoria della sinistra. L’Italia sarà governata da Bersani, nulla di personale contro, anzi sinceri complimenti per la prova di democrazia interna fornita dal PD, ma questi sarà forzato dal suo partito a perseguire il rigore aumentando ancora le tasse e non tagliando la spesa, senza alcun tentativo di modernizzazione e vera liberalizzazione in quanto la Cgil è il socio occulto. L’Italia diventerà più vecchia e debole, gli italiani più poveri. Fino all’ultimo minuto dovremmo tentare di evitare questo esito. Come? Evidentemente il modo è quello di integrare centristi vecchi e nuovi con il Pdl affinché formino una coalizione maggioritaria alla Camera ed al Senato con un comune programma. Cosa lo impedisce? Non certo il programma. Imu a parte, ma è risolvibile, i contenuti dell’Agenda Monti, quelli tradizionali del Pdl ed i nuovi manifesti dei centristi liberali coincidono. Le differenze sulla Germania sono di stile, non di sostanza. Monti preferisce condizionarla dimostrando prima credibilità e convergenza, nel Pdl prevale una posizione più “confrontazionale”, ma ambedue puntano a far cambiare idea ai testardi tedeschi e convergono sulla necessità di far funzionare l’euro. L’impedimento è dato dalla posizione di Berlusconi che è ancora abbastanza forte per raccogliere del consenso, ma non più a sufficienza per vincere, e che diviene ostacolo per ulteriori integrazioni. Come risolvere? Chiedere a Berlusconi di restare Presidente del suo partito, ma di ritirarsi dalla candidatura alla premiership. Opzioni: (a) o indicando un nuovo premier, per esempio Antonio Martino, in caso di strategia destra-centro in collaborazione con la Lega; (b) o indicando Mario Monti, in caso di strategia di centro-destra, come premier ed integrando la coalizione elettorale conseguentemente. Non ho i dati per valutare quale delle due opzioni sia più competitiva. La mia preferenza va ad una candidatura Martino (che mi odierà per questa citazione, ma siamo in tempi d’emergenza e ciascuno ha un dovere) garanzia di un tentativo di riforma del modello economico italiano basato più sulle liberalizzazioni. Inoltre, Martino è stimato e rispettato sul piano internazionale non meno di Monti. Ma se le analisi portassero a vedere più competitiva una coalizione con Monti alla guida opterei per questa, insistendo per Martino o agli Esteri o all’Economia. Ma per fare queste valutazioni, in cui è rilevante anche la capacità elettorale nelle regioni per i noti motivi, ci vuole prima il ritiro di Berlusconi. Chi glielo dice? Ci provo io. Posso immaginare e capire sul piano personale i tanti motivi per cui Berlusconi ha deciso di combattere puntando comunque ad un’influenza politica anche in caso di sconfitta. Ma nessuno di questi motivi ha forza superiore all’interesse nazionale e a quello del ceto medio produttivo. Per restare lui influente noi perderemo. Deve rendersi conto che non è giusto né accettabile. Sono pronto a riconoscergli nobiltà e gratitudine, nonché offrire difesa contro chi vuole distruggerlo usando illegalmente le istituzioni, se lo riconoscerà. Ma se lo farà, Monti accetterà la convergenza del Pdl con ancora a capo Berlusconi pur senza pretesa di ruoli istituzionali? Dovrebbe, anche perché non credo gli piaccia stare in politica impotente, e sgonfiato se perderà, o come ruota di scorta di una sinistra inaffidabile. Nell’altra opzione, la Lega potrà accettare? Penso di sì, ma il problema è valutare la competitività. In sintesi, Direttore, chiedo la Sua lucida valutazione ed eventuale intervento di influenza per convincere Berlusconi a riposizionarsi per rendere possibile al Pdl e dintorni aderire ad una delle due opzioni competitive.

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