( S I N T E S I )
Evoluzione del mercato della sicurezza privata in Italia
Di Carlo Pelanda*
(*Docente di Politica ed
economia internazionale, University of Georgia)
1. La domanda di sicurezza privata sta aumentando
L’offerta istituzionale di sicurezza tende a non saturare i bisogni. Esiste sempre, quindi, uno spazio in cui le imprese ed i cittadini devono autotutelarsi ricorrendo a sistemi privati di sicurezza. All’inizio del 2000 tale spazio sta aumentando, per esempio:
- la globalizzazione costringe un soggetto economico a trattare con partner e clienti operanti in aree remote o in paesi dove la tutela legale dei contratti è incerta;
- la concorrenza si sta facendo sempre più forte e richiede sia misure di protezione del proprio business sia azioni di vera e propria intelligence per ottenere le informazioni adeguate su cosa stanno preparando i concorrenti;
- l’uso crescente di transazioni e comunicazioni via rete richiede una tutela continuamente evolutiva della riservatezza per gli attori commerciali e della privacy per i cittadini;
- la richezza si diffonde grazie ad un’economia crescente e di massa, ma resta comunque un ampio numero di esclusi, parte dei quali propensi a prendere scorciatoie di arricchimento di tipo criminale. Quindi tendono ad aumentare i reati tradizionali contro la proprietà. Ed anche il fenomeno nuovo della criminalità molto istruita sta mostrandosi in crescita;
- stanno emergendo movimenti di protesta – ambientalisti, animalisti ed anticapitalisti in generale - che usano il sabotaggio come metodo di lotta;
- nell’economia della conoscenza l’informazione ha un valore sempre più strategico che rende maggiore il danno di una fuga informativa al riguardo di un brevetto o di una procedura industriale o di un elenco di clienti;
- l’ambiente legale sta sviluppando nuove tutele nei confronti dei lavoratori che implicano diritti a risarcimenti: i comportamenti sessuali nel luogo di lavoro, la salute dei lavoratori. Le aziende hanno l’evidente interesse a raffinare il controllo interno affinchè manager o lavoratori non creino una dannosa responsabilità legale per l’azienda.
Tale lista potrebbe continuare per molte pagine e comprendere anche i più dettagliati problemi di sicurezza del cittadino normale: dalla protezione antifurto all’informazione che un collaboratore domestico non sia portatore di malattie contagiose. Ma il senso di questa nota è che anche nel migliore degli scenari possibili, appunto, l’offerta istituzionale di sicurezza è notevolmente inferiore alla domanda. E questo gap tenderà ad aumentare in quanto uno Stato ha dei limiti oggettivi per la spesa di sicurezza. Tenderà ad occuparsi della prevenzione e repressione dei reati maggiori, ma non riuscirà a presidiare tutte le aree di criminalità hard e soft che si stanno espandendo. Da questa ipotesi di gap emerge la necessità di espansione di una maggiore e variata offerta di nuovi servizi di sicurezza privata, in tutto il mondo.
2. I nuovi settori della sicurezza
Certamente crescerà la domanda di “Business Intelligence”, cioè di servizi informativi sui clienti, partner e azioni contrattuali raccolti con metodi legali. Uno sviluppo parallelo riguarderà i servizi privati antifrode ed antisbotaggio.
Il mondo Internet richiederà servizi di sicurezza la cui scala e natura non è ancora immaginabile in dettaglio, ma prevedibile come settore in grande crescita. Negli Stati Uniti, dopo i casi di pirateria informatica (denial of service, intrusione nelle banche dati, virus) contro aziende in rete, l’Amministrazione Clinton ha deciso di non reagire tentando di imporre una sorveglianza pubblica troppo stretta. E tale decisione è stata ragionevole in quanto un maggiore controllo di polizia richiede un soffocamento della libertà di Internet, motivo principale del suo grande successo e sviluppo. Va anche considerato che sarebbe difficile per un organo di sorveglianza pubblica restare aggiornato in relazione ad un ambiente tecnico in continua ed imprevedibile evoluzione. Ma proprio per questo le aziende operanti in rete devono essere capaci di provvedere da sole e meglio ai bisogni di sicurezza e di tutelare il cliente. Da una parte, ciò riguarda la generazione di tecnologie che aumentino i costi e le difficoltà tecniche per chi attacca un sistema. Dall’altra, non esisterà mai un sistema totalmente sicuro. Quindi ci sarà bisogno di una sorveglianza continua di tipo umano, una nuova divisione entro l’organizzazione aziendale.
I “team di sicurezza”, poi, saranno chiamati a funzioni di protezione sempre più sofisticata del loro cliente. Per esempio, anche la quotazione di un’azienda in Borsa comincia a richiedere un controllo continuo antifrode – di complessità superiore a quella gestibile dalle normali autorità di vigilanza - per evitare anomalie che poi rischiano di ricadere sul marchio e buona fama dell’azienda in questione.
La ricerca dell’efficienza finanziaria, cioè dell’utile aziendale, sarà sempre più ossessiva. In tale scenario la tendenza è quella di cercare di ridurre al minimo i costi derivanti da problemi di sicurezza. E di organizzare le strategie ed i processi aziendali in maniera più correlata alle esigenze di sicurezza. Ciò significa che ogni azienda di rilievo dovrà creare, a fianco della direzione generale, un “manager per la sicurezza” con la facoltà di intervenire nelle scelte più generali dell’impresa allo scopo di modificarle in relazione alla minimizzazione del rischio di frodi, furti, eventi che portano al danno legale, sabotaggi, ecc. Inoltre tale nuova funzione ha lo scopo di ridurre i costi assicurativi.
3. Prospettive del mercato della sicurezza in Italia
Gli Stati Uniti sono il paese dove quanto detto sopra mostra i segni di maggiore sviluppo e sperimentazione. L’Europa e l’Italia appaiono molto più arretrate.
Il modello economico italiano non favorisce l’evoluzione di forme più raffinate di sicurezza a causa della piccola scala della stragrande maggioranza delle imprese. Spesso un piccolo imprenditore gira per il mondo per piazzare i suoi prodotti fidandosi del proprio istinto. Più che altro le dimensioni dell’azienda non gli permettono di pagare i costi di una funzione di sicurezza. Per esempio, negli ultimi tre anni, molti imprenditori italiani sono stati frodati in Russia da clienti o partner che non li hanno pagati. I contratti non hanno trovato tutela di polizia e legale. In queste situazioni è necessario affidarsi ad un servizio di business intelligence e di consulenza per stilare contratti “riassicurati di fatto”. Il non averlo fatto ha comportato la chiusura o la crisi finanziaria di centinaia di aziende. Da una parte, il vincolo della piccola scala aziendale non permette di superare nel futuro tale problema con soluzioni “interne”. Dall’altra, questo è il tipico caso dove possono formarsi offerte in outsourcing capaci di fornire ai singoli servizi a costo ragionevole e ad hoc.
Ma non si notano grandi scintille in tale settore. E il motivo principale è che le competenze di business intelligence non sono molte diffuse. Inoltre, tali competenze spesso evolvono a fianco dei grandi studi legali. La legislazione italiana ancora non li permette o comunque li vincola, diversamente, per esempio, da quelli americani. Il risultato è che un numero crescente di imprenditori italiani impegnati in operazioni globali tende ad avvalersi di tali servizi in America (o in Svizzera) o ricorrendo a banche d’affari straniere. Al momento appare la seguente immagine: la domanda di servizi di sicurezza a supporto delle operazioni contrattuali in paesi difficili mostra, in Italia, qualche primo segno di vitalità, ma a questo non corrisponde un analoga strutturazione dell’offerta. Evidentemente c’è uno spazio vuoto di mercato che attende di essere riempito.
La sicurezza per le operazioni in rete è stata finora un settore minore per il poco sviluppo nel nostro paese delle connesioni Internet. Ma dalla fine del 1999 il mercato on-line sta esplodendo rendendo possibile definire ipotesi di servizi di sicurezza per le aziende italiane.
Ancora insufficiente appare la copertura della domanda di sicurezza per le abitazioni private. Questa sta crescendo, ma non trova offerte innovative. Da una parte, il settore degli allarmi e blindature è in espansione. Dall’altra, si nota un ritardo per nuove funzioni di sorveglianza attiva, per esempio il vigile privato di caseggiato o quartiere, dotato di buone tecnologie di sorveglianza e allarme in tempo reale.
In generale, nelle aziende si nota un iniziale interesse per le questioni di sicurezza, ma la loro ricerca di fonti per saperne di più e per trovare soluzioni, alla fine, rileva l’esistenza di servizi tradizionali e non di quelli nuovi. Così come è minima la presenza in Italia di manager formati in modo avanzato in materia di sicurezza.
In conclusione, la sensazione è che in Italia il mercato della sicurezza sia ancora poco sviluppato, ma che ci siano i primi sintomi per una inziale crescita. Se tale anlisi, pur qui frettolosa e parziale, è sensata, allora il miglior modo per aiutare l’evoluzione del settore sarebbe quello di rendere più forti le associazioni dei produttori di sicurezza affinchè, cooperando, possano stimolare ed informare la domanda.