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Carlo Pelanda: 2011-9-27Libero

2011-9-27

27/9/2011

La giusta formula per questo governo è poche cose e molto silenzio

Più realismo, per favore. Non si può chiedere a questo governo di stimolare più crescita nel breve termine perché la contrazione della domanda globale non potrà tirare a sufficienza l’export che è l’unica leva immediata che l’Italia veramente ha. Così come è inutile chiedergli riforme strutturali nelle condizioni pessime di credibilità e consenso in cui si trova. Inutile, poi, chiedergli di dimettersi ora perché la mancanza di alternative credibili – immaginatevi una maggioranza di questa sinistra  -  farebbe percepire al mercato un peggioramento e non un miglioramento delle prospettive. Per almeno 8-9 mesi dobbiamo tenerci questo governo-catorcio e dobbiamo chiedergli cose utili che realisticamente potrà fare. Quali?

L’unica speranza di poter fare un pelo di crescita a breve - farne tanta, oltre ad un ciclo esterno espansivo, richiede il dimezzamento delle tasse e la riduzione di 1/3 della spesa pubblica e quindi un nuovo modello -  è che la Bce tagli dello 0,50 il costo del denaro, portandolo all’1% con una postura a 18 mesi disponibile a tagli ulteriori. La contrazione della domanda globale è pesante, ma non gravissima, e lascia ricettivi molti mercati su cui le aziende italiane competono. La riduzione dei tassi avrà l’effetto di abbassare il cambio in relazione ad altre monete e ciò darà un aiuto all’export. Non c’è rischio di inflazione a breve-medio. Francoforte nicchia per ragioni comprensibili. In questa situazione di crisi di fiducia aumentare la liquidità generale potrebbe essere inutile. Inoltre, con tassi vicini allo zero le banche già sotto stress per altro farebbero meno profitti. Ma il beneficio sistemico sarebbe superiore ai rischi e costi settoriali e quindi la Bce dovrebbe decidersi. Per spingerla il governo prema per il taglio, in modi informali per rispettare l’indipendenza della Bce, unendosi certamente agli interessi della Francia, che sta avviandosi lungo una spirale di crisi peggiore, in prospettiva, di quella italiana (non riesce a ridurre il deficit, ha un debito crescente oltre soglia ed un sistema bancario fragile) e di quelli della Germania dove, se si riduce l’export, emerge la paurosa inefficienza del suo modello interno. Poi dal governo, pur non potendogli chiedere la riduzione delle tasse a breve, dobbiamo pretendere, però, che limiti l’impatto depressivo della repressione fiscale sulla crescita interna. Neanche un comunista – quelli nuovi che succhiano il sangue al ceto produttivo, ma lasciano vivere la vittima per, appunto, continuare a salassarla -  avrebbe osato concepire un redditometro che induce il terrore nei consumatori e un’offensiva di polizia che congela il mercato. Questa roba va tolta, subito, e aiuterà un pelino la crescita. Un governo competente avrebbe già organizzato un’operazione patrimonio contro debito. Ma questo, oltre a non volerlo fare per statalismo, probabilmente non sa nemmeno tecnicamente farlo. Quindi almeno prepari il censimento del patrimonio pubblico dove ogni bene sia individuato da una scheda con stima periziata del suo valore netto (Nav). Così un futuro governo potrà avere pronto il materiale per operazioni veloci. Poi al governo-maggioranza dobbiamo chiedere di cambiare la legge elettorale togliendole i difetti più vistosi e di puntare a giugno o novembre 2012 per le elezioni politiche. Infine al governo va chiesto di non fare altro, atti essenziali a parte, e di stare zitto, zittissimo. Questo è l’unico modo per recuperare un pelino di credibilità persa, totalmente, all’estero ed anche in casa e per non fare danni ulteriori. Ciò aiuterà la ricostruzione del centrodestra e della sua competitività necessaria per evitare che la sinistra vincente affossi per sempre la nazione. In conclusione, il suggerimento è il seguente. Il governo faccia poche cose utili, non tenti altro e,soprattutto, stia zitto. La situazione migliorerà. E, con menzogna per amor di patria, anch’io scriverò che dopotutto questo governo non è così male.

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