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Carlo Pelanda: 2017-11-17Milano Finanza e Italia Oggi

2017-11-17

17/11/2017

La pericolosa mancanza di una funzione Ue anticrisi

Colpisce che i governi europei non abbiano ancora voluto imparare la lezione della crisi creando una configurazione istituzionale dell’Eurozona e dell’Ue specializzata nella gestione delle emergenze economiche. La Bce ha attivato un programma di reflazione almeno 18 mesi dopo l’evidenza di una tendenza verso una deflazione grave. Ciò è successo perché lo statuto della Bce permette operazioni straordinarie di reflazione, per esempio l’acquisto di debiti nazionali, solo in caso d’inflazione effettiva sotto il 2%. Tale ritardo d’intervento, combinato con un’Ue che non ha lasciato spazio di bilancio sufficiente ai governi per stimolazioni in deficit temporaneo, ha peggiorato la crisi e il suo impatto. Comparativamente, il governo statunitense e la Fed – in coordinamento informale tra loro – non hanno esitato a contrastare con un’inondazione di liquidità e megadeficit stimolativo gli effetti recessivi della crisi 2008. In sintesi, la governance europea, intervenendo in ritardo e non correlando stimoli monetari e fiscali, ha amplificato la crisi invece di contenerla. Appare evidente che a Eurozona e Ue manchi un piano d’emergenza in situazione di crisi. Tale situazione è inquietante perché se arrivasse nuovamente un problema, le soluzioni dispiegabili con rapidità sarebbero inesistenti o insufficienti. Per porre rimedio a questa pericolosa vulnerabilità, Ue ed Eurozona dovrebbero emulare la capacità reattiva di uno Stato nazionale. Questo, tipicamente, non ha bisogno di protocolli formalizzati per gestire le emergenze e violare regole o limitazioni normali, ma un’alleanza tra nazioni sovrane e allo stesso tempo vincolate dai trattati europei, tale esigenza certamente ce l’ha. Per esempio: a) aggiungere nello statuto Bce un protocollo di operazioni possibili in deroga agli standard ordinari in caso d’emergenza dove la dichiarazione formale di questa possa basarsi – il punto - su analisi predittive; b) creare un analogo protocollo Ue finalizzato alla gestione dei rimedi fiscali di una situazione di crisi; c) ammettere per situazioni di crisi il coordinamento tra un delegato Ue con poteri ad hoc e la Bce per la convergenza di stimoli monetari e fiscali. Quando le cose vanno bene l’architettura europea può restare destrutturata, ma se vanno male ci deve essere la possibilità di riconfigurarla rapidamente, pur solo temporaneamente, come istituzione unica con missione anticrisi coordinata. Un Fondo monetario europeo, pur utile, non basterebbe: ci vuole proprio una funzione riconfigurativa d’eccezione per dare stabilità all’euro e alle sue nazioni.                   

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