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Carlo Pelanda: 2014-9-30Il Foglio

2014-9-30

30/9/2014

Inizia la partita per il dominio globale tra blocchi in competizione

Il mercato globale sta frammentandosi in blocchi regionali. La formazione di quello euroamericano appare ancora probabile, ma meno certa. L’Ue, influenzata dalla Germania, oscilla tra opzione atlantica e quella eurasiatica. Berlino è pressata da Mosca e Pechino per non siglare un accordo con l’America che le escluderebbe. Ha pressioni interne, come Parigi, per mantenere protezioni economiche. Pertanto, pur con marcati interessi per l’opzione atlantica, sta prendendo una posizione neutralista/attendista. L’America sta tentando di costruire un megablocco che includa le democrazie asiatiche e quelle europee, tenendole separate, ma unendole attraverso la propria centralità nei due versanti. Tale disegno è il motore geopolitico dei negoziati di libero scambio sia nel Pacifico (TTP) sia nell’Atlantico (TTIP). Ma è forte l’effetto frenante prodotto, oltre che dalle preoccupazione degli asiatici e della Germania di sfidare troppo la Cina, anche dal riemergere dell’isolazionismo in America. L’eventuale separazione tra America ed Ue - improbabile, ma non più escludibile – porterebbe la prima a formare un blocco con Regno Unito (staccato dalla Ue), Australia, Canada, Nuova Zelanda ed altri anglofoni, più nordici ed alcuni orientali europei. L’Italia, nazione chiave, potrebbe essere oggetto di azioni per dividerla tra un Nord annesso alla Germania ed un Sud dall’America, scenario che già fu visibile, per spinta tedesca, tra il 1990 ed il 1993 e da cui forse derivò la destabilizzazione del sistema politico di allora. Lo scenario appare fluido. Anche la formazione di un’area di influenza cinese è materia fluida. Da un lato, la Cina sta prendendo una posizione di potere globale. Dall’altro, trova limiti nel vicinato: ha frizioni, anche calde, con tutte le nazioni confinanti che impediscono a Pechino il dominio del Pacifico, lasciando spazio all’America. Pechino, spiazzata dalla resistenza dei vicini, sta cercando di risolvere il problema sia minacciandoli sia offrendo loro accordi di libero scambio. Tale politica confusa lascerà per parecchio tempo variabile il confine tra aree di influenza cinese ed americana. L’India giocherà da sola in base alla convenienza potendo costituire da sola un blocco economico in quanto meganazione. La Russia sta cercando di farsi la propria regione economica, ricompattando gli stati dell’ex-URSS, ma la frizione con America ed Ue ne ha aumentato la dipendenza dalla Cina. Ciò permette di ipotizzare una possibile megaregione eurasiatica dominata dalla Cina che potrà trovare nell’Asia centrale espansioni meno contrastate, potendo sia mangiarsi una Russia economicamente debole sia ricattare la Germania. Da cui, appunto, l’ipotesi di una reazione statunitense che spacchi l’Europa occidentale qualora non riuscisse ad integrarla. Il punto: per qualche anno i movimenti detti, originati dai sincronici indebolimento dell’impero americano e (ri)nascita di uno cinese estroverso, non comporteranno interruzioni catastrofiche nel commercio globale perché Germania e Cina, basate sull’export, e l’America hanno interesse a mantenere aperto e stabile il mercato mondiale. Ma prima o poi la situazione di confini fluidi tra blocchi in formazione, ciascuno con ambizioni di potenza, porterà a conflitti e conseguente destabilizzazione (o regionalizzazione protezionista) del sistema. Soluzioni? Dovrà emergere un blocco più forte per imporre agli altri un schema di ordine mondiale, cioè confini. La rubrica, preoccupata, tifa per il dominio di un’alleanza globale tra democrazie (Nova Pax) difesa da una Nato estesa all’Asia, ma la partita è aperta con esito incerto.

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