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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2011-11-1Il Foglio

2011-11-1

1/11/2011

Il commissariamento è una chance per far rientrare Roma nell’eurodirettorio

Sun Tsu valuterebbe un’opportunità e non un problema il commissariamento dell’Italia da parte della Ue. Nei primi anni ‘60 l’Italia fu esclusa dal direttorio europeo (1957). Francia ed America negarono all’Italia lo status di potenza nucleare (perseguito da Fanfani) e ne ostacolarono la geopolitica energetica. L’Italia reagì sostenendo la guerra di indipendenza dell’Algeria e avviando un canale di comunicazione riservato con Mosca per mostrare a Washington una capacità di non-allineamento. Ma la priorità del Mediterraneo e la temporanea divergenza con l’America indebolirono la posizione italiana nel gioco europeo. De Gaulle – che a quei tempi cercava strategie audaci per rilanciare una Francia in declino -  ne approfittò. Decise di usare l’Europa come moltiplicatore di potenza per pareggiare l’Impero americano e sottomettere l’Italia via accordo diarchico con la Germania. Bonn fu riluttante per evitare frizioni con l’America, ma accettò per non far riemergere la questione tedesca. Inoltre il suo stato maggiore, il gruppo Schwarzadler ricostruito il 9 maggio 1945 come luogo di conduzione della Germania con la missione di riunificarla e ricostruirne la potenza - che integra politici, banchieri ed industriali, ma non più militari -  vide un vantaggio: la Francia sopravalutava il potere derivato dalle armi nucleari e sottovalutava quello economico, lasciando così liberi i tedeschi di prenderselo. Infatti dopo il 1989 la Germania divenne prevalente nella diarchia trasformando l’Europa in uno spazio economico tedesco. Dal 1993 Parigi cercò di bilanciarne il potere cercando di dominare l’economia italiana. Non riuscì, ma ancora lo tenta. La Germania non è ostile all’Italia proprio per evitare che si allei con la Francia, ma non può includere Roma nel direttorio a causa del suo disordine. Il punto: il commissariamento europeo per l’emergenza debito dota la politica italiana della forza per rimettere in ordine i conti pubblici e rilanciare la crescita via riforme di efficienza. Soprattutto, in cambio del sacrificio, l’Italia ha l’opportunità di pretendere la riammissione nell’eurodirettorio. Ma per riuscirci Roma ha bisogno di tre strategie integrative: (a) ricostruire in Italia una DC che possa accordarsi con quella tedesca; (b) rinsaldare il bilaterale Italia-Stati Uniti (fusioni bancarie e industria della difesa) per avere più forza negoziale in Europa; (c) rassicurare la Francia in cambio della rinuncia di Parigi ad ambizioni europee non-proporzionali. Potrebbe anche venirne fuori una confederazione europea in quanto un direttorio a tre, bilanciato, ne è un precursore sostanziale.     

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