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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2008-3-4Il Foglio

2008-3-4

4/3/2008

Il dollaro risalirà per motivi politici

Questa rubrica mantiene il suggerimento che sia ora di comprare dollari. Ma è sola, o comunque minoritaria, nel ritenere in vista il punto di inversione del cambio. In realtà i “private banker” più qualificati da mesi tranquillizzano i loro clienti con portafoglio in dollari e profitto finale calcolato in euro che il dollaro stesso alla fine risalirà. Ma i flussi di capitale che determinano i valori di cambio restano sfavorevoli. Warren Buffet da un po’ di tempo ha iniziato a comprare valuta brasiliana. Aumenta il “carry trade” in dollari, cioè l’indebitarsi in moneta con destino debole. Tale fenomeno  indica che il mercato vede, e per lungo tempo, il dollaro come moneta strumentale e non di riferimento/riserva. Le proiezioni concordano sulla previsione di un dollaro basso almeno nei prossimi due anni, anche perché la Fed ha scelto di salvare le banche in necessità di ricapitalizzazione riducendo il costo del denaro. Inoltre il minidollaro serve a ridurre il deficit commerciale Usa e, soprattutto, a compensare con l’export il rallentamento dell’economia interna. In generale, l’America offre come garanzia economica opportunità crescenti di occupazione mentre l’Europa eroga assistenze. Per tale motivo la Bce può prendere rischi sul lato della deflazione mentre la Fed deve prenderli su quello dell’inflazione. Significa che lo scenario sia strutturale sia di contingenza sono sfavorevoli al rialzo del dollaro. In base a questa analisi “normale” il rubricante dovrebbe arrendersi all’evidenza? No, perché la situazione non è normale ed in questi casi intervengono fattori politici che modificano le tendenze strettamente economiche.   

E’ improbabile che sia la Fed sia la Bce lascino salire l’euro oltre  1,50 per un dollaro. L’Europa sta pagando tutto il riequilibrio dell’America. La Bce dovrà ridurre i tassi per far scendere l’euro sul dollaro ed evitare una crisi nell’eurozona. Più si abbassa il dollaro e più i produttori di petrolio ne alzano il prezzo, per bilanciamento, e ciò annulla o limita la stimolazione monetaria. Infatti la Fed sta accelerando la chiusura della crisi bancaria, anche a costo di far fallire qualche istituto, per poter manovrare di nuovo a difesa della valuta. Inoltre Washington mai accetterà di rinunciare al dominio globale basato sulla centralità di un dollaro forte. Bush ora può far poco, ma Mc Cain - difficilmente l’America eleggerà un Obama afroamericano con parenti islamici  - certamente darà priorità al ritorno del dollaro forte. Per questi motivi l’inversione rialzista del dollaro ha maggiore probabilità di quella riconosciuta dall’analisi normale.        

(c) 2008 Carlo Pelanda
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