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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 1998-11-20Il Foglio

1998-11-20

20/11/1998

La guerra non è contro Saddam, ma serve a tenere sotto controllo tutti i vicini

Qualche mese fa George Bush, nel corso di un'intervista in televisione, si é scusato con gli americani per non aver chiuso definitivamente, nel 1991, la questione dell'Irak e la carriera politica di Saddam Hussein. Ma tali scuse sono incomprensibili. Cosa altro poteva fare? Se avesse lasciato proseguire la guerra fino alla completa occupazione dell'Irak, invece di fermare le truppe a 50 km da Baghdad, oggi ci sarebbe molta più instabilità nel delicato scenario mediorientale. Gli americani sarebbero dovuti restare nel territorio restando ostaggi della sua complessità geopolitica. I curdi avrebbero preso il nord dell'Irak e riscaldato pericolosamente tutta la loro area etnica che tocca Turchia, Iran e Siria. Gli sciiti avrebbero preso Bassora e la costa sud - dove sono maggioranza- di fatto consegnandola agli iraniani, che avevano cercato di conquistarla negli anni 80 perdendo più di un milione di uomini, e mettendoli a diretto contatto terrioriale con l'agognata altra sponda del Golfo. L'Irak di mezzo sarebbe diventato un'area di guerra civile tra le diverse fazioni tribali e baatiste. Il sovrano hascemita Hussein di Giordania, quarantaduesimo erede diretto di Maometto, avrebbe rivendicato L'Irak dove fino a pochi decenni fa regnava la sua famiglia. Quella concorrente, per la guida morale e politica dell'Islam sunnita, i Saud dell'Arabia meridionale, non glielo avrebbero lasciato fare. Ma Parigi cosa avrebbe detto o fatto avendo conquistato il diritto, in quanto parte della coalizione militare, di mettere truppa e bandiera a Baghdad ed avendo l'interesse a bilanciare il potere americano nell'area? E Damasco? Sarebbe scoppiato un pandemonio, con rischi di georiverberi incontenibili, se fosse mancato un centro politico e militare capace di tenere insieme l'Irak e fargli svolgere il ruolo di paese sia cuscinetto che tappo dei frizzanti caratteri locali. E solo il criminalizzato, a ragione per altro, e sconfitto Saddam poteva svolgere questo ruolo. Infatti Bush non gli ha distrutto le divisioni corazzate migliori (la guardia repubblicana) e gli elicotteri utili a reprimere la rivolta sciita a Bassora e a contenere la frammentazione del paese. Per altro Saddam non ha impegnanto questa parte d'èlite del suo esercito contro gli americani avanzanti. Chiaramente i due si sono mesi d'accordo sottobanco. E Bush ha fatto benissimo. Non si capisce proprio perché si sia scusato. Non c'era alternativa.

E' utile ricordare la situazione ed il punto detti sopra perché a sette anni di distanza sono esattamente gli stessi. Non c'é ancora alternativa a Saddam. I suoi oppositori interni, quelli rimasti in vita, sono divisi ed inaffidabili nonché infiltrati. E fino a che non emerge qualcuno in grado di sostituirlo, é pericoloso eliminarlo. Ma, a metà novembre, apparentemente gli americani ci sono andati molto vicini. Risulta dalle cronache che una forza aerea considerevole é stata richiamata quando era a solo mezz'ora dagli obiettivi. Quali? Solo dimostrativi no perché avrebbero rafforzato il consenso interno di Saddam. Dal Pentagono é, sempre apparentemente, filtrato che l'azione avrebbe comportato la morte di circa diecimila irakeni. Civili? Impensabile che gli americani si espongano ad un dilettantismo del genere. Quindi erano militari. Quali? Le divisioni della guardia repubblicana, i suoi carri e quarantadue elicotteri. Senza questi Saddam, pur bravissimo a difendersi e nascondersi, avrebbe perso il potere e la vita. Ma non avrebbe avuto senso, appunto, perché - nonostante la promessa di Clinton di dare all'irak un nuovo leader democratico - non era pronto il sostituto. Infatti il consigliere della sicurezza nazionale ed il direttore della Cia si sono opposti all'azione. Contro chi? Evidentemente il Pentagono. Ma é possibile che si arrivi a mezz'ora da un conflitto che scatena conseguenze incontrollabili con un diverbio così fondamentale entro l'amministrazione statunitense? Qualcuno ha ipotizzato che l'azione sia stata sospesa perché Parigi ha soffiato a Saddam i piani americani. Ma figurarsi cosa gliene importa a loro che gli irakeni sappiano o non sappiano data la superiorità militare incontrastabile. Così messa, la storia appare inspiegabile.

Diventa spiegabile solo nel caso si sia trattato di un bluff (e di una esercitazione). Utile a che cosa? Comunque a ricordare a Saddam che gli americani possono scaricarlo quando vogliono e che quindi deve piegarsi alla loro volontà ed ai controlli antiproliferativi. I quali a loro volta sono la scusa che permette a Washington di mantenere un deterrente nel Golfo e dintorni che, in realtà, serve a tenere sotto controllo tutti gli altri, dai sauditi agli iraniani, dai siriani alle fazioni curde, passando per la difficile successione a re Hussein di Giordania. Ed é un metodo intelligente, di sano e cinico realismo geopolitico (MesoPotomac?). Restano incomprensibili solo le scuse di Bush e gli inutilmente allarmati articoli apparsi sulla stampa.

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