PRESENTAZIONE
Questo
libro ha tre scopi.
1.
Scientifico: valutare
razionalmente le proprietà della democrazia e la possibilità di
diffonderla nelle nazioni del pianeta.
2.
Informativo: sintetizzare i materiali utili a
studenti, studiosi ed attivisti politici per approfondire i
concetti relativi alla democrazia ed
alla democratizzazione.
3.
Ideologico: propugnare la democratizzazione globale,
ma alla luce di una argomentazione di utilità e fattibilità e
non in astratto.
Il terzo scopo è il motivo principale che ha acceso
l’iniziativa del curatore, non necessariamente condiviso da
tutti gli autori, anche se ciascuno di essi sente l’impulso democratizzante. Questa è la caratteristica
principale del libro: l’ideologia della democratizzazione è sottoposta ad un esame critico entro un contenitore caricato il
più possibile di riferimenti e materiali di ricerca. Con
linguaggio semplificato, accessibile ai cultori non specialisti
della materia. .
Il
libro è articolato in tre parti.
La
prima, analizza i motivi per passare da una visione passivista
ad una attivista della politica
democratizzante.
La
convinzione del curatore, riportata nel primo saggio, è che la
diffusione della democrazia nelle circa duecento nazioni del
pianeta sia lo strumento migliore, forse l’unico, per dare
un’architettura politica stabile, sia sul piano economico sia su
quello della sicurezza,
al sistema globale. I motivi di tale convincimento emergono
non da un’emozione, ma da un’analisi fredda di
utilità e fattibilità, da un calcolo costi/benefici
regolato dal principio di “realismo strategico”.
Carlo
Jean analizza la prospettiva di democratizzazione
dell’area islamica cercando di individuare quale forma di
approssimazione al modello democratico
possa essere lì applicata. Anche in questo caso
l’approccio può definirsi di “realismo strategico”, cioè la scelta di cercare un ordine internazionale preferendo i rischi
dell’attivismo piuttosto che quelli della passività, ma molto
condizionato dalla concretezza della fattibilità.
Nel
complesso, i due saggi forniscono al lettore un’idea piuttosto
precisata sulla democrazia come strumento di ordinamento
internazionale e sui problemi di cui bisogna tener conto per
rendere fattibile la democratizzazione.
La
seconda parte è dedicata
alla valutazione critica delle dottrine ed idee di
esportazione della democrazia.
Paolo
Savona si chiede quanto sia legittimo esportare la democrazia e, soprattutto, quale democrazia
visto che l’Occidente che la ha creata non è riuscito ancora a
crearne una configurazione stabilizzata e ben funzionante.
Individuata comunque una forma
essenziale, enfatizza che la pressione democratizzante non debba
ricorrere alla guerra, ma esprimersi attraverso incentivi alle
nazioni ed un ordine internazionale che li renda possibili.
Angelo
Panebianco analizza criticamente le dottrine di democratizzazione facendo riferimento al realismo politico contrapposto
all’idealismo. Passa in rassegna le condizioni di qualità
sociale, e di cumulo storico di questa, che permettono ad una
democrazia di consolidarsi come liberale. Tali condizioni sono
rare e specifiche, non facilmente raggiungibili da tutti gli Stati
e non innescabili dall’esterno in poco tempo.
Paolo
Del Debbio unisce il problema dell’esportazione della
democrazia a
quello del modello di welfare che si
trasferisce. In base alla considerazione che la diffusione
dell’uno implica anche quella dell’altro e che la cosa vada
sia esplicitata sia analizzata in termini di consistenza del
modello sociale. Si chiede, in particolare, se l’oggetto di
esportazione debba essere la giustizia “distributiva” o
quella “commutativa” assimilabile al principio di sussidiarietà,
generando, nella risposta, uno scenario preliminare a favore della
seconda .
Complessivamente,
i tre saggi forniscono al lettore un’idea ragionevolmente
completa della complessità riferita al concetto di
esportazione della democrazia, con il pregio di analisi
realistiche e non prevenute pro o contro.
La Terza
parte è dedicata ad offrire al lettore le basi storiche e
dottrinarie per valutare la teoria democratizzante.
Laris
Gaiser inserisce la
prospettiva di una maggiore pressione democratizzante entro il
modello di bilanciamento degli interessi che è il fondamento
dell’equilibrio nelle relazioni internazionali e metodo base
della diplomazia.
Corinne
Graziano rivede la storia di formazione dell’Unione
europea come costruzione di un sistema di democrazie e cantiere di
edificazione democratica essa stessa.
Barbara
De Rossi ha selezionato una bibliografia commentata,
introdotta da valutazioni sullo stato della letteratura, su
democrazia e democratizzazione, con
enfasi sui materiali italiani.
L’utilità
attesa del libro è quella di costituirsi come piattaforma di
proposte, analisi e riferimenti per accendere in Italia un
dibattito sulla democratizzazione più istruito di quanto lo sia
stato negli ultimi anni, non tanto o solo nelle università,
ma nei luoghi in cui si forma l’opinione pubblica della nazione.
Il
vero intento sotto tali parole generate dal requisito di neutralità
del buon curatore? C’è, non voglio nascondermi dietro un dito: avviare “Democrazia attiva/Active
Democracy” come movimento politico
concreto. Per chi lo sente, è un invito.
Carlo
Pelanda
Dicembre
2005 |